APE e NASPI – Le ultime novità dal Governo su pensioni anticipate e bonus disoccupazione
L’annuncio è arrivato in queste ore dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, nel corso del confronto con i sindacati: l’Inps sarà il front office per i cittadini che chiederanno l’APE, cioè l’anticipo pensionistico. «Non vi sarà nessuna penalizzazione – ha dichiarato Nencini – ma solo una rata di ammortamento di vent’anni, con la copertura assicurativa ed una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela». Si tratta – va chiarito – della proposta del Governo ai sindacati sulla flessibilità in uscita. «La nostra ipotesi – ha spiegato Nannicini – è l’anticipo finanziario della pensione netta per gli anni che mancano alla pensione di vecchiaia».
La riforma riguarderà i nati dal ‘51 al ‘55, che potranno così accedere al tanto atteso esodo volontario. In sostanza dal prossimo anno chi è nato dal 1951 al 1955 potrà accedere al pensionamento anticipato fino a tre anni rispetto all’età di 66 anni e 7 mesi richiesta per la pensione di vecchiaia. Ma per farlo dovrà appunto chiedere un anticipo sotto forma di prestito, che poi restituirà sulla pensione normale in 20 anni, con rate che peseranno in maniera variabile sull’importo dell’assegno, fino a un massimo di circa il 15% per il redditi maggiori. Una riforma dunque che, almeno nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe avvantaggiare le fasce economicamente più deboli dei lavoratori.
Il Governo ha fissato due nuovi appuntamenti con i sindacati per proseguire il confronto sulle pensioni: il primo il 23 giugno alle 15 e il secondo il 28 giugno nel corso del quale si discuterà anche di rivalutazione degli assegni pensionistici.
L’altra novità è arrivata dal Consiglio dei Ministri di pochi minuti fa. Chi è già destinatario di NASPI (il sussidio di disoccupazione), potrà lavorare senza perdere l’indennità ma solo nel caso in cui l’attività dà un reddito sia inferiore a quello non imponibile (8.000 euro annui per i dipendenti). La notizia è stata diffusa da un comunicato di Palazzo Chigi al termine del Cdm. «Lo stato di disoccupazione – si legge – è compatibile con lo svolgimento di rapporti di lavoro, autonomo o subordinato, dai quali il lavoratore ricava redditi di ammontare esiguo, tali da non superare la misura del reddito c.d. non imponibile».