Pensioni, in arrivo il contributivo per tutti. In cantiere anche il ritorno dell’Ici
Un decreto, entro fine anno, ci sarà. Ma l’ottica con cui il governo Monti guarda al proprio lavoro non è quella dell’emergenza finanziaria. Oggi in Senato il neopremier, nonché ministro dell’Economia, illustrerà nei dettagli il suo programma, nel quale la politica economica ha ovviamente un ruolo di primo piano. Al centro ci sarà la necessità di una svolta per la crescita a cui ieri ha accennato Corrado Passera, vero numero due dell’esecutivo, parlando di sviluppo sostenibile e di posti di lavoro. La scelta dell’ex consigliere delegato di Intesa San Paolo è di per sé un segnale, nel caso ce fosse bisogno, della direzione che il presidente del Consiglio intende prendere. In questo sforzo dovrebbero avere un peso rilevante la politica industriale e le infrastrutture. E proprio l’obiettivo della crescita, insieme al metodo della consultazione delle parti sociali, potrebbero essere la carta decisiva per permettere al neonato esecutivo di superare i molti potenziali veti.
Un’indicazione programmatica abbastanza chiara è venuta anche con la designazione di Elsa Fornero al Lavoro: la docente torinese è una grande esperta della materia previdenziale, ed ha una propria visione ben definita dei correttivi che sono ancora necessari per mantenere in equilibrio il sistema e – soprattutto – generare risorse da destinare allo sviluppo.
In concreto, il modello più volte esposto da Fornero prevede un arco di età flessibile per l’accesso al pensionamento, dai 63 ai 70 anni: ma l’importo della prestazione sarebbe calcolato con il sistema contributivo (pro rata, ossia a valere sui contributi futuri). In questo modo chi vuole ritirarsi prima può farlo ma accettando un assegno meno generoso. Uno schema del genere comunque non esclude ritocchi anche rilevanti all’attuale meccanismo dell’anzianità.
L’altro nodo che la neo-responsabile del dicastero di Via Veneto dovrà affrontare è quello del mercato del lavoro: i sindacati sono contrari a rendere più facili i licenziamenti mentre il governo punta su un modello di flexsecurity alla scandinava come quello tratteggiato nella proposta di legge del senatore Ichino.
Per alcune delle scelte più delicate bisognerà probabilmente attendere un po’, mentre per le misure urgenti è già pronto lo strumento del tradizionale decreto legge di fine anno, che quest’anno potrebbe essere un po’ anticipato. Una buona parte del lavoro consisterà nel monitoraggio delle misure già adottate dal precedente esecutivo con i decreti estivi e da ultimo con la legge di stabilità. Non ci sarà una vera e propria due diligence dei conti pubblici anche se gli andamenti attuali saranno confrontati con le stime di crescita: un intervento correttivo dell’ordine di 20-25 miliardi potrebbe rendersi necessario soprattutto se perdurasse l’attuale fase di alti rendimenti sui titoli di Stato: ma proprio invertire questa tendenza è uno dei primi obiettivi del governo. In tema di fisco restano in campo sia l’ipotesi del ripristino dell’Ici sia quella, più problematica, di una imposta patrimoniale leggera e strutturale. Ma il fisco dovrebbe anche essere uno strumento per spingere la crescita attraverso la riduzione del carico sul lavoro.