Per l’Irap dei piccoli una partita da due miliardi in rimborsi
L’Irap dei piccoli chiesta a rimborso da circa un milione di contribuenti vale due miliardi di euro. Dal 2005 a oggi le istanze di recupero dell’imposta regionale, presentate da lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti privi di autonoma organizzazione, sono state 945.531 per 2,006 miliardi chiesti a rimborso. E a dieci anni dalla sentenza della Corte costituzionale 21 maggio 2001, n. 156, da cui si è instaurato l’acceso contenzioso tra contribuenti e fisco sull’esenzione Irap per chi è privo di autonoma organizzazione, la soluzione non può più arrivare in via amministrativa. Per stessa ammissione delle Entrate sarebbe opportuno un intervento normativo ad hoc che possa indicare parametri qualitativi e quantitativi univoci cui si possa far riferimento ai fini della verifica dell’esistenza o meno del requisito dell’autonoma organizzazione.
È quanto emerge dalla fotografia scattata a inizio maggio dall’amministrazione finanziaria in risposta a una serie di quesiti formulati dai deputati dell’Italia dei Valori, Antonio Palagiano (commissione Affari sociali) e Renato Cambursano (commissione Bilancio), con la mozione n. 4-10763. I quesiti formulati dai due deputati al Governo erano quattro. In primo luogo è stato chiesto se e in quale misura, alla luce delle istruzioni impartite dall’agenzia delle Entrate agli uffici periferici con la circolare n. 45/E del 13 giugno 2008, sono state esaminate le singole posizioni dei contribuenti per evitare il contenzioso. In seconda battuta Cambursano e Palagiano hanno voluto conoscere lo stato del contenzioso instauratosi tra contribuenti e fisco a partire dal 1998 e quale è attualmente il peso sul totale delle liti tributarie in provinciale, regionale e Cassazione. Infine a quanto ammonta il costo del contenzioso e quali iniziative il Governo vorrà adottare per risolvere alla radice l’antica querelle.
A oggi, infatti, il solo chiarimento sull’esistenza o meno dell’autonoma organizzazione è rintracciabile nella circolare n. 45/E del 2008 secondo cui c’è autonoma organizzazione, e di conseguenza applicazione dell’Irap, quando il lavoratore autonomo impiega in modo non occasionale lavoro altrui e quando c’è utilizzo di beni strumentali eccedenti, per quantità e valore, le necessità minime esercitare la professione.
È sulla base di questi presupposti che gli uffici delle Entrate negli ultimi anni hanno passato al setaccio migliaia di ricorsi. E nel riesame caso per caso delle singole posizioni, laddove gli uffici hanno riscontrato l’assenza del requisito dell’autonoma organizzazione, l’amministrazione finanziaria ha abbandonato le liti accogliendo le istanze di rimborso. Dal 2005 (anno in cui il fisco ha acquisito sistematicamente le istanze di recupero dei “piccoli”) ad aprile 2011 sono state quasi un milione le domande presentate, di cui il 50% (523.186) inviate nel 2005 per un valore complessivo di oltre 1,132 miliardi di euro. Dopo un calo di domande nel 2007 (poco più di 36mila), nell’ultimo triennio 2008-2010 le istanze hanno oltrepassato quota 71.000. Nei primi 4 mesi del 2011, invece sono state 22.506 con oltre 36 mila euro di Irap chiesta a rimborso.
Di fronte a questa montagna di istanze, gli uffici, a partire dal 13 giugno 2008 (data in cui sono state diramate le istruzioni operative con la circolare n. 45/E), hanno accolto 28.107 domande, restituendo ai contribuenti 40,5 milioni di Irap non dovuta. Mentre sono oltre 168mila le istanze di rimborso bocciate e che hanno negato un recupero di imposta regionale per oltre 330milioni.
In relazione al peso delle liti Irap sull’intero contenzioso pendente l’amministrazione finanziaria precisa che questo sfiora il 5 per cento. Il totale dei giudizi esistenti alla data del 1° luglio 2009 nei tre gradi del contenzioso è 15.340 contro i 312.491 complessivi di tutte le liti tributarie instaurate sempre dal 1° luglio 2009 e ancora all’esame delle Commissioni tributarie e della Cassazione. Dal 1° luglio 2009 le “provinciali” si sono pronunciate su 4.912 ricorsi mentre 1.024 sono stati i giudizi decisi in Regionale e solo cinque in Cassazione. Attualmente in primo grado pendono circa 12.000 ricorsi e in regionale 3.218, mentre la sezione tributaria della Cassazione si deve pronunciare su 207 casi.