Per l’Iva meno denunce Cala l’imposta di competenza
Con le denunce presentate nel 2008 è calato il numero delle
dichiarazioni Iva per una percentuale del 7,7 per effetto
dell’introduzione del regime dei minimi (si veda l’articolo riportato
in basso). E se ai fini dell’imposta è stato dichiarato un volume
d’affari totale che segna un leggero aumento (pari allo 0,6 per cento),
l’Iva di competenza sull’anno considerato è diminuita dell’1,5%,
attestandosi a 78,7 miliardi di euro. Sono questi i dati che emergono
dalle segnalazioni (si vedano gli articoli nella pagina precedente)
fatte ieri dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.
Dalle quali emerge anche come i soggetti che hanno un’Iva di competenza
negativa sono quasi 1,138 milioni. Sono invece 2.783 i soggetti con
volume d’affari negativo e 581.382 quelli con volume d’affari pari a
zero.
A parte il numero dei contribuenti, fortemente sbilanciato sul
fronte delle persone fisiche, i numeri dell’Iva pesano soprattutto
sulle aziende e, in particolare, su quelle più grandi.
Quanto alla
composizione della platea dei contribuenti, si segnala che le
dichiarazioni sono state presentate da 5,259 milioni di soggetti,
costituiti per lo più – come si diceva – da ditte individuali, che ne
costituiscono il 60,7% (con un numero di contribuenti pari a 3,19
milioni, come riportato nella tabella qui accanto), mentre le società o
enti sono poco più di 2 milioni. Nel corso degli anni il peso relativo
di questi ultimi soggetti è andata crescendo nel tempo, arrivando al
39,3% del 2008 contro il 35% del 2006 (quando le ditte individuali
arrivavano al 65).
Le società di capitali, segnala il dipartimento, «pur
rappresentando solo un quinto dei contribuenti, dichiarano l’83% del
volume d’affari e il 74% dell’imposta». E ancora di più fanno la parte
del leone (pur se probabilmente si tratta di quello in gabbia piuttosto
che di quello felicemente dominante nella savana) le grandi imprese,
visto che sempre i dati rivelano come «poco più dell’1% dei
contribuenti dichiara il 70% del volume d’affari ed il 64%
dell’imposta».
Un segno della pressione a cui i grandi contribuenti sono
sottoposti da parte del fisco, che oltretutto negli ultimi anni,
attraverso il meccanismo del monitoraggio, moltiplica la capacità di
controllo e di accertamento di questi soggetti, che oltretutto
mantengono il primato del carico impositivo anche per quanto riguarda
le altre imposte.
Per quanto riguarda la concentrazione
territoriale, l’imposta si paga in misura maggiore al nord-ovest (27,4%
dei soggetti e 39,4% del volume d’affari), con al seguito il centro
(con il 21% dei contribuenti e il 24% del volume d’affari), al terzo
posto il nord-est (rispettivamente il 21 e il 23%). Il nord totalizza
circa il 50% dei soggetti e il 60% dell’imposta di competenza. Al Sud
circa il 20% dei contribuenti registra l’8,8% del volume d’affari e
versa il 5,4% dell’imposta di competenza. Le isole con il 9,4% di
soggetti hanno un volume d’affari del 3,8% del totale e il 3,5
dell’imposta. Il valore aggiunto imponibile si attesta intorno al 41%
sia al Centro che al Nord (considerato complessivamente).
L’analisi settoriale dell’imposta mostra il primato per numero di
contribuenti del settore del commercio, un quarto del totale, con
un’imposta dichiarata del 34,8 per cento. Sul volume d’affari “vince”
il settore manifatturiero che totalizza il 30,4% del volume complessivo
dichiarato dai contribuenti.