Pericolo Vesuvio: la parola all’esperto
«La zona vesuviana è il contrario dell’Abruzzo: anche un piccolo evento si
trasformerebbe in catastrofe». Ad affermarlo è Paolo Gasparini, docente di
geofisica dell’Università Federico II, in passato direttore dell’osservatorio
vesuviano, componente della commissione grandi rischi della protezione civile e
del gruppo nazionale di vulcanologia.
Egli afferma che nella cosiddetta zona rossa, basterebbe molto meno per
provocare una catastrofe. «La causa è legata all’urbanizzazione che resta
sempre elevata e selvaggia. Oltreché irrazionale». Il professore spiega che la
situazione del Vesuvio è diversa rispetto alla situazione dell’Abruzzo poiché è
improbabile che ci siano scosse con magnitudo elevata, dovuta dal fatto che nel
capoluogo campano «le scosse hanno origine vulcanica e non tettonica, per cui
se ci fosse un eruzione freatica, che significa molto piccola, le conseguenze
sarebbero disastrose per l’urbanizzazione. Sia sotto il profilo numerico che di
criterio di costruzione»
Dopo gli eventi sismici del 6 Aprile 2009, che
hanno colpito l’Abruzzo, si è aperta una forte polemica sul fatto di poter
prevedere o meno il terremoto. L’esperto Gasparini spiega che sul Vesuvio la
situazione è costantemente monitorata, ma non si può escludere il fatto che
potrebbe esserci un terremoto e che i tecnici non se ne accorgano in tempo.
«Esiste il cosiddetto “rischio accettabile” – spiega Gasparini – che è il
termine tecnico per annoverare quegli eventi rari che non sono prevedibili ma
esistono. In questo rientra anche la caduta di un meteorite, ad esempio».