Pesticidi nel piatto, boom di campioni multi residuo
Ogni anno, con l’arrivo dell’estate cresce la voglia di frutta fresca e di mega insalate; ma dietro l’immagine così naturale di una coppa di macedonia si nascondono dei nemici, invisibili, ma pericolosi per la nostra salute: i pesticidi. Rispetto all’anno scorso i prodotti contaminati da uno o più residui di pesticidi sono aumentati dal 27,5 a 32,7% ed è aumentato anche il numero di campioni di frutta e verdura irregolari (da 1,2 a 1,5%).
E’ quanto risulta dal Rapporto “Pesticidi nel piatto” di Legambiente, presentato oggi a Roma. Il Rapporto, stilato ogni anni dall’associazione ambientalista, sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e laboratori zoo profilattici, fornisce un quadro dei residui chimici sulla frutta, sulla verdura e sui prodotti derivati che vengono commercializzati in Italia.
Oltre allo zoccolo duro dei prodotti irregolari che continuano ad essere venduti sui banchi dei mercati italiani, quest’anno c’è una novità: a superare i limiti di residui chimici consentiti dalla legge ci sono anche i prodotti derivati, come il pane e il vino e il miele: su1435 campioni analizzati, il 2,7% è risultato irregolare e il 9,3% contiene più di un residuo contemporaneamente. Una costante che ogni anno Legambiente denuncia è proprio la presenta di un elevato numero di campioni multi residuo, ossia campioni di frutta e verdura che, pur considerati in regola dalla legge, contengono un cocktail di residui chimici (fino a 9) attivi contemporaneamente.
Alcuni esempi? Un campione di uva bianca analizzato in Sicilia contenente 9 diversi residui di pesticidi, una pera in Campania con 5 diversi residui e un vino in Friuli Venezia Giulia con 6 residui chimici. La frutta è la regina dei multi residuo,con oltre il 26% dei campioni, ma anche la verdura non scherza: quest’anno i campioni di multi residui sono raddoppiati rispetto al 2009, passando dal 3,5 al 6,5%.
Ma qual è la differenza, per la salute del consumatore, tra il campione irregolare e quello multi residuo? “La differenza è sostanziale – spiega la responsabile del Rapporto di Legambiente – perché quando il campione è irregolare vuol dire che ha superato i limiti massimi di residuo o presenta delle sostanze che non sono autorizzate dalla legge. Dall’altro lato ci sono campioni multi residuo che continuano ad essere regolari malgrado presentino un cocktail di residui chimici differenti tra di loro. E’ proprio su questo punto che Legambiente intende focalizzare l’attenzione, in relazione ai rischi di un esposizione cumulativa nel tempo a queste sostanze chimiche. Si tratta di sostanza che non nuocciono soltanto all’uomo, ma a tutti gli organismi viventi”.
E il consumatore cosa deve fare? “Di sicuro consumare frutta e verdura di stagione, lavandola accuratamente e laddove possibile, di eliminare la buccia”.
Per quanto riguarda la strada da percorrere per un uso sostenibile dei fitofarmaci un suggerimento arriva dal senatore del PD Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura di Legambiente, che ha presentato un disegno di legge che, con l’obiettivo di contribuire a ridurre ed armonizzare l’uso dei fitofarmaci in agricoltura, promuovendo la ricerca sugli effetti sinergici del cocktail chimico e la regolamentazione della normativa sul multi residuo.
“La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei fitofarmaci è ancora molto lunga – ha spiegato Ferrante – Permane infatti, il problema del cosiddetto multi residuo cioè, l’effetto sinergico dovuto alla presenza contemporanea di differenti principi attivi sul medesimo prodotto, e quello della rintracciabilità di pesticidi revocati oltre il termine fissato per lo smaltimento delle scorte. Non esiste un riferimento specifico nella normativa che stabilisca per i laboratori un termine temporale oltre il quale tracce, anche al di sotto del limite consentito di pesticidi revocati, come il DDT, siano da indicare come irregolari”.
“La normativa vigente ha portato ad un maggiore controllo delle sostanze attive impiegate nella produzione dei formulati e l’armonizzazione europea dei limiti massimi di residuo consentito (LMR), ha rappresentato un importante passo in avanti – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – Il rapporto registra un lento ma graduale miglioramento rispetto agli anni passati, a testimonianza della maggiore attenzione da parte degli operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei consumatori, sempre più favorevoli ai prodotti provenienti da un’agricoltura di qualità. Nonostante ciò, però, risulta ancora troppo alta la percentuale dei prodotti contaminati da uno o più tipi di pesticidi”. Il modello agricolo migliore, secondo Cogliati Dezza, è quello che dialoga con due esigenze: la rotazione, per permettere al terreno di essere più ricco di nutrienti ed abbia meno bisogno di fitofarmaci e la filiera corta. “Uno dei grandi problemi di oggi è che l’uva prodotta in qualunque parte del mondo la possiamo trovare sulle nostre tavole – ha concluso Dezza – senza alcun controllo”.