PETROLIO AI MINIMI MA IL COSTO DELLA BENZINA NON SI ADEGUA PER IL PESO DELLE TASSE
Il prezzo del petrolio, ormai lo sappiamo, è ai minimi dal 2008. Eppure in Italia la benzina costa il 30% di 7 anni fa. La copla? E’ della insopportabile pressione fiscale sui carburanti. Lo denuncia senza peli sulla lingua la Cgia di
Mestre: paghiamo troppe tasse sui carburanti. Sette anni fa il peso dell’Iva e
delle accise su un litro di verde sfiorava i 75 centesimi, ora è pari a 99!
Insomma, il prezzo del petrolio crolla e quello del carburante non
scende con la stessa velocità e percentuale. «Il prezzo del greggio – dichiarano gli esperti della la
Cgia di Mestre – è più basso del valore registrato nel dicembre del 2008 (41
dollari al barile), ma al distributore il pieno di benzina costa agli
automobilisti italiani il 30% in più. Se, infatti, 7 anni fa un litro di
benzina costava mediamente 1,115 euro al litro, in questi giorni il prezzo alla
pompa tocca 1,451 euro al litro (+ 0,337 euro). Tutta colpa delle tasse: la
componente fiscale sui carburanti è cresciuta del 32% rispetto al 2008».
Ma l’incremento non ha interessato solo
l’Iva (passata dal 20 al 22%) e le accise, bensì pure il prezzo industriale. Verso la fine del 2008 tale voce era pari a 0,365 euro al litro, ma a fine 2015 il prezzo è salito a 0,461 euro (+ 26,4%).
Va ancora peggio se ci confrontiamo con i partner di Eurolandia, che hanno saputo approfittare del calo del prezzo al barile per dare uno sprint all’economia. E proprio dai confronti con gli
altri Paesi europei emerge puntualmente come sui carburanti paghiamo troppe
tasse. Se su un litro di benzina acquistato in Italia il nostro prezzo
industriale è pari a 0,461 euro, solo il 3% in più rispetto alla media dei
paesi dell’Area euro, l’Iva e le accise, invece, ci costano 0,99 euro al litro,
ben 14,2 punti percentuali sopra la media. Tanto che alla fine, in media, noi italiani paghiamo la benzina il 14,4% più dei francesi, il 18,9% più degli
sloveni e addirittura il 30,7% più degli austriaci.