Più ipoteche e ganasce: riscossione sotto accusa
Molti successi, forse troppi. Equitalia, l’asso pigliatutto della riscossione di tributi e contributi, ha spaventato molti con la crescita esponenziale del riscosso 2010 (arrivato a quasi 9 miliardi, il 15% rispetto al 2009). Questo anche se siamo ancora lontanissimi dal recupero dell’evasione vera e propria, che l’agenzia delle Entrate indica in 72 miliardi solo per quanto riguarda il Fisco, ma nel complesso arriva a 120 miliardi. In sostanza, nel 2010, grazie ai risultati delle attività di accertamento, l’agenzia delle Entrate, anche attraverso Equitalia, ha recuperato 17,1 miliardi di euro (10,5 miliardi, + 15% rispetto al 2009, recuperati dai controlli formali e oltre 6 miliardi da adesione, acquiescenza e conciliazione giudiziale); l’Inps ha incassato 6,4 miliardi e 1,9 miliardi sono venuti da ruoli emessi da altri enti. In più (ma in questo Equitalia ha un merito indiretto), altri 6,6 miliardi sono la conseguenza della dissuasione sulle compensazioni indebite. Ma la protesta monta. Perché dietro ai successi di Equitalia c’è la stretta vera, la scelta di utilizzare (e ancora non siamo a pieno regime …) la massa di dati informatici che, opportunamente incrociati, consentono di inviare ruoli quasi a colpo sicuro. Infatti, ormai, non si tratta più di protestare contro le cartelle pazze, perché la grande maggioranza dei ruoli è fondata. Le contestazioni, anche violente, dei giorni scorsi non riguardano tanto la fondatezza giuridica delle pretese del fisco, ma l’insostenibile pesantezza dei conti che, dopo tanti anni, vengono presentati tutti insieme. Oltre al problema di fare i conti con strumenti forti come ganasce e ipoteche. Una prova evidente delle difficoltà di famiglie e, soprattutto, imprese è data dalle richieste di rateazione: al 9 aprile scorso i concessionari della riscossione avevano concesso 1,145 milioni di dilazioni, per un importo complessivo di oltre 15 miliardi. Tanto che la stessa Equitalia, nell’ultima direttiva dedicata al tema, ha sottolineato la crescita dei contribuenti in difficoltà.
Ma queste attenzioni non hanno avuto un riscontro così rapido nella pratica: e i contribuenti stanno reagendo male. Come in Sardegna, dove domani, davanti alla sede della regione il popolo delle partite Iva deluso sarà molto numeroso, secondo gli organizzatori: Irs (Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna), gruppo indipendentista accreditato del 2% alle elezioni, e Fli, Futuro e Libertà, che sin qui è stato l’artefice principale del movimento anti Equitalia. Per non parlare dei gruppi di critica su Facebook, del dibattito al calor bianco sul web e dell’assalto alle sedi di Torino e Milano di Equitalia durante le manifestazioni del 6 maggio. Si respira, insomma, un malessere che sta uscendo dai parametri abituali della protesta fiscale. Il rischio è che venga messa in cattiva luce la lotta all’evasione, preparando così il terreno a qualche intervento di condono.
Il trionfalismo degli scorsi mesi, insomma, per molti è suonato come una stonatura rispetto alle difficoltà che tutti stanno vivendo. Certo, rispetto al vecchio sistema dei concessionari, i volumi riscossi annualmente con ruoli erariali e previdenziali sono più che raddoppiati. Ma il conto è pesante.