Piano Sud: fisco leggero e zone a burocrazia zero
Zone a burocrazia zero per rilanciare l’economia meridionale, aree dove
«tutto è permesso tranne quello vietato dal codice penale e dalla
normativa europea». Un maxi-piano per la ricerca affidato al Cnr e
finanziato con i fondi Ue. Infine, vantaggi fiscali per chi deposita i
risparmi nelle banche del Sud. A patto che siano reinvestiti sempre nel
Meridione. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, chiude il
maxi-convegno del Pdl a Napoli sul Mezzogiorno mettendo in fila tre
nuove idee per il Sud. E ribadendo quelle che aveva lanciato ieri in
un’intervista al Mattino. A cominciare dall’avvio di una banca per il
Mezzogiorno, un progetto che dovrebbe confluire in un disegno di legge
e sul quale il ministro si aspetta un dibattito «aperto» nelle aule
parlamentari. Ma non è neanche escluso che il piano possa partire
direttamente da deputati e senatori prendendo la forma di una proposta
di legge. Un fatto è certo: occorre mettere fine alla deriva
regionalistica che negli ultimi venti anni ha disperso fiumi di denaro.
E rompere quella triade di «appalti, sanità e fondi europei» che, con
l’attuale sistema di potere meridionale, ha finito per alimentare
corruzione e criminalità. «Nel Sud lo Stato deve tornare a fare lo
Stato», insiste Tremonti, «deve assumersi la responsabilità delle
grandi opere necessarie per colmare il divario e per superare l’attuale
situazione di «dualismo» che caratterizza il Paese. Ma, proprio per
questo, occorre che nella cabina di regia degli interventi ci sia un
«soggetto nazionale», un organismo in grado di coordinare i vari
livelli di spesa e da «localizzare» a Palazzo Chigi. In effetti, nel
documento sul Mezzogiorno che i capigruppo del Pdl hanno illustrato
ieri a Napoli, si parla esplicitamente di un’Agenzia per lo Sviluppo.
Ma il messaggio che gli esponenti del partito di maggioranza hanno
voluto lanciare ieri dal capoluogo partenopeo è più articolato. «Non
siamo una forza a trazione nordista, il centrodestra governa anche
grazie ai voti del Sud», fa sapere Fabrizio Cicchitto davanti a cinque
ministri (Carfagna, Brunetta, Fitto, Matteoli e Tremonti) e alla folta
delegazione di parlamentari meridionali del partito riuniti a Palazzo
Reale. Nessun problema neanche con la Lega che oggi, al Senato, voterà
insieme con il Pdl una mozione sui Fas, i fondi destinati alle aree
sottoutilizzate, che non dovranno essere dirottate su altre aree o
altri settori. Non a caso, ieri, il ministro per la Semplificazione,
Roberto Calderoli, con una nota, ha trovato «ottima l’intervista
rilasciata da Tremonti» condividendo anche la posizione assunta dal
ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che aveva
difeso la riforma federalista già approvata dal Parlamento. E poco
importa se al convegno di Napoli (che sarà replicato lunedì prossimo, a
Bari, con i leader delle parti sociali) non c’era l’«animatore» del
cosiddetto «partito del Sud», il sottosegretario alla presidenza
Gianfranco Miccichè. Non ce n’è bisogno, chiariscono Italo Bocchino e
Gaetano Quagliariello: «Questo governo è quello che per il Meridione ha
fatto di più negli ultimi 50 anni». Mentre, il bilancio delle
amministrazioni di sinistra che hanno governato nelle regioni del Sud,
insiste il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, «è stato
completamente fallimentare. Serve un cambio di passo». Il governo, con
la fase due, metterà a punto un vero e proprio «piano per il
Mezzogiorno» verticalizzato su Palazzo Chigi, fa sapere il titolare
della Funzione pubblica, Renato Brunetta. Mentre Altero Matteoli,
ministro per le Infrastrutture, numeri alla mano, replica a coloro che
nelle ultime settimane hanno criticato la scarsa attenzione
dell’esecutivo per le grandi opere nel Sud. «È vero esattamente il
contrario: abbiamo previsto nel prossimo triennio investimenti per
circa 15 miliardi di euro, concentrati su cinque grandi progetti. Solo
il Ponte sullo stretto garantirà un’occupazione aggiuntiva per oltre
40mila lavoratori». Matteoli coglie l’occasione anche per sparare a
zero sul suo predecessore nel dicastero di piazzale Porta Pia: «In
Europa stiamo ancora pagando i danni che ha fatto Di Pietro». Ma ora,
chiosa Tremonti, bisogna affrontare il problema del Sud come una grande
questione nazionale, cosa che non è avvenuta negli ultimi venti anni.
Certo, fa sapere Tremonti, «è stata evitata la catastrofe, la crisi è
in fase di rallentamento ma non si prospetta l’età dell’oro». Le
ricette del Pdl sul Sud non hanno convinto per niente, però, gli
esponenti dell’opposizione. Caustica Anna Finocchiaro, presidente del
gruppo Pd al Senato: «Siamo alla solita propaganda. Questa riscoperta
tardiva dei problemi del Mezzogiorno non riesce a nascondere quello che
di concreto ha fatto il governo Berlusconi per le Regioni meridionali
del Paese: praticamente nulla, anzi solo tagli alle risorse». Polemico
anche il numero uno dei senatori Udc, Gianpiero D’Alia: «Le idee messe
in campo dal Pdl sono solo una minestra riscaldata».