Pianura, incubo discarica: ogni 15 famiglie 6 persone si ammalano di cancro
La rabbia e i timori dei cittadini sulla discarica Difrabi irrompono nella vita istituzionale della IX municipalità (Pianura-Soccavo) dove, mercoledì prossimo, si terrà un consiglio sul tema dei rifiuti e dei veleni che per anni sono stati sversati lì. L’allarme è altissimo anche dopo che ieri il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato le drammatiche conclusioni di uno dei periti dell’inchiesta sulla discarica: «In alcune zone l’aria non è compatibile con la vita umana».
Spiega l’assessore della Municipalità Giorgio Lanzaro: «Lunedì saremo a Roma per una conferenza di servizio al Ministero, anche per questo l’incontro di mercoledì sarà importante. Sono preoccupato per la situazione che viviamo a Pianura, mi capita di incontrare moltissime persone e devo dire che da queste parti si parla molto spesso di tumori. Non posso dire se c’è una correlazione diretta con lo sversatoio di Pianura, ma di certo sembra strano che si tratti solo di coincidenze. Io del resto sono tra quelli abitano nella zona dei veleni e la cosa non mi entusiasma. D’altronde nella discarica non ci sono solo rifiuti solidi urbani, ma anche industriali, polveri, amianto e chi sa cos’altro». E chi sa che non sia una coincidenza anche il fatto che in alcune strade di Pianura si registri una elevatissima incidenza di certi tumori, tanto da far meritare ad una via l’appellativo di «strada della morte».
Si tratta di via Pablo Picasso dove, in media, ogni 15 famiglie cinque o sei sperimentano la sofferenza del carcinoma. Certo una correlazione diretta con la discarica non è dimostrabile, ma i sospetti aumentano. E i controlli dell’Arpac? «Dal 2008, la Municipalità li ha sollecitati più volte, e devo dire che sono intervenuti anche su segnalazione dei cittadini. Però non ci hanno mai convinto troppo, perché non sono mai state rilevate anomalie, nonostante lo stato della discarica sia sotto gli occhi di tutti». All’incontro di martedì certamente non mancherà l’avvocato Giovanni Copertino, legale della onlus Oceanus che con la pronuncia del gip ha incassato una vittoria importante. «L’accoglimento da parte del gip dell’opposizione— sottolinea Copertino— è un’assoluta novità nel panorama dei disastri ecologici che dilaniano il nostro territorio, perché parla in termini molto chiari di inadempienze colpevoli, carenze gestionali e necessità di ricercare le responsabilità. Responsabilità da rintracciare non soltanto in chi ha gestito la discarica, ma soprattutto nell’inadempienza degli enti istituzionali preposti al controllo ed alla gestione del territorio».
Controlli che non sono stati fatti a dovere, ne è convinta Maria Fiudi, che a causa del tumore ha perso quasi contemporaneamente un figlio di 26 anni e il marito di 52. «Vivo a Pianura, alla Montagna Spaccata dall’87, da quando mi sono sposata. Il mio incubo è iniziato nel giugno del 2002, quando mio marito, Sergio, ha scoperto il tumore ai polmoni. Lui era uno sportivo, giocava a calcetto e amava correre. Per un intervento banale gli hanno fatto una radiografia e gli hanno trovato il tumore. Mio figlio all’epoca aveva 23 anni. Era un calciatore semiprofessionista. Poco prima che mio marito si ammalasse si trovò un herpes al labbro inferiore. Nulla di grave, pensai. Ma mi sbagliavo. Si trattava di un carcinoma base cellulare squamoso. Si operò subito ma dopo tre mesi dall’intervento scoprimmo che il tumore aveva preso i linfonodi. Negli anni gli interventi alla bocca sono stati quattro. Alla fine non aveva più la bocca. Intanto mio marito era stato operato al polmone. Anche per lui non è andata bene. È morto il 21 agosto del 2003, due anni dopo è toccato a mio figlio, nel gennaio del 2005».
Crede ci sia una correlazione con i veleni della discarica?
«Prima che scoppiasse il caos del 2008 si parlava già di morti strane in queste zone. Una mia amica ha perso la figlia 18enne, e potrei fare una lista infinita».
I medici le hanno mai detto nulla a riguardo?
«Non direttamente — spiega—, ma spesso ai consulti ho sentiti bisbigliare il nome della discarica. Che posso dire, sarà un caso».
Oggi ha paura di vivere a Pianura?
«Certo che ne ho— aggiunge Maria—, ma cosa devo fare. Mi resta una figlia sposata e un figlio di 22 anni, stiamo qua e speriamo di aver dato abbastanza. A volte penso che avrei fatto bene a restare ai Colli Aminei, dove vivevo prima del matrimonio».
Le fa rabbia quello che succede qui?
«Naturalmente. Io non posso dire che ci sia una connessione tra quello che ho vissuto e la discarica, ma il dubbio è forte. Ormai si sente parlare solo di monnezza, vogliono trasformare la nostra vita in una monnezza. Ma non ci riusciranno. Io, come tante altre mamme, sono in prima fila nelle battaglie contro le discariche. Anzi, una discarica l’aprirei apposta per buttarci dentro i responsabili di questo scempio. La cosa che mi aiuta è fare volontariato al Pascale. E sarà una coincidenza, là incontro tantissima gente che arriva da Pianura, Soccavo Quarto e Bagnoli».