Pillola abortiva, da oggi il via libera delll’Aifa
Via libera definitivo alla pillola abortiva RU486 che, a partire da
oggi potrà essere utilizzata nelle strutture sanitarie italiane. È
stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di ieri la determina con cui
l’Agenzia del Farmaco (Aifa) autorizza l’immissione in commercio del
medicinale Mifegyne, prodotto dall’azienda francese Exelgyn. Le
confezioni autorizzate sono da una compressa da 200 mg e da tre
compresse sempre da 20mg. Il farmaco potrà essere utilizzato solo in
una struttura ospedaliera. La prima decisione dell’Aifa risale al 30
luglio. L’autorizzazione è stata confermata nell’ultima riunione del
Cda dell’Aifa il 2 dicembre scorso dopo la richiesta del ministro
Sacconi di ulteriori precisazioni sulla necessità del ricovero
ospedaliero per rendere l’uso del farmaco compatibile con la legge
sull’aborto in Italia. Dunque, secondo le indicazioni dell’Aifa, la
Ru486 potrà essere dispensata al massimo entro la settima settimana di
gestazione, solo in ospedale e in particolare «deve essere garantito il
ricovero in una delle strutture sanitarie individuate dall’articolo 8
della Legge 194/78» per il periodo che va «dal momento dell’assunzione
del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del prodotto del
concepimento». L’aborto farmacologico dovrà inoltre avvenire «sotto la
sorveglianza di un medico del servizio ostetrico ginecologico cui è
demandata la corretta informazione sull’utilizzo del medicinale, sui
farmaci da associare, sulle metodiche alternative e sui rischi
connessi», oltre all’attento monitoraggio «per ridurre al minimo le
reazioni avverse segnalate, quali emorragie, infezioni ed eventi
fatali». L’atto, rallentato dall’indagine parlamentare che ha chiesto
una ulteriore richiesta di compatibilità con la legge sull’aborto, ora
permetterà anche in Italia l’uso di un farmaco utilizzato nel resto del
mondo già da 20 anni ma che in Italia ha trovato fortissime resistenze.
Gli oppositori del farmaco si sono appellati al rischio che con
l’arrivo della pillola l’aborto avvenga anche in Italia fuori dagli
ospedali. Ma la legge italiana in proposito non ammette accezioni:
l’Ivg deve avvenire in ospedale e la donna deve essere seguita da un
medico.