Pillola abortiva, già pronta al Cardarelli
Via libera all’uso della RU486 anche in
Campania. Il Cardarelli sarà il primo ospedale a utilizzare la pillola
abortiva. Nel reparto di ginecologia se ne discute già da anni, medici
e direttore sanitario sono favorevoli, tanto da averne richiesto in
passato la sperimentazione. Quindi, ora che l’autorizzazione è arrivata
su scala nazionale, nessun ostacolo dovrebbe più rallentare l’avvio di
questa tecnica di aborto. «Debbo ritenere che l’uso sarà immediato»,
dice il direttore sanitario Giuseppe Matarazzo. «Se i colleghi vorranno
utilizzare la RU486, potranno farlo senza problemi. Basterà la
prescrizione del medico non obiettore per consentirne la
somministrazione alle pazienti».
Naturalmente, sottolinea il direttore sanitario, «la procedura avverrà
sotto la sorveglianza dei medici che valuteranno caso per caso il
metodo più indicato per assicurare il servizio di interruzione di
gravidanza». Matarazzo glissa le polemiche con la Santa Sede. «Ognuno
ha le proprie convinzioni di natura etica e religiosa. Di certo, la
RU846 rappresenta una possibilità in più al servizio dei medici, da
usare correttamente, mentre la scelta di abortire resta di natura
strettamente personale». Insomma, «noi non applicheremo la legge», dice
Maratazzo.
Una pillola per bloccare gravidanze indesiderate senza ricorrere alla
chirurgia: l’ok definitivo all’introduzione della RU486 è arrivato
giovedì scorso. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la
registrazione della pillola nel prontuario dei farmaci. Non appena la
delibera del Consiglio di amministrazione dell’Aifa sarà pubblicata
sulla Gazzetta ufficiale, la RU486 potrà essere somministrata negli
ospedali di tutt’Italia.
Al Cardarelli, ma anche all’ospedale civile di Caserta e alla Seconda
Università di Napoli e all’ospedale La Schiana di Pozzuoli. In queste
strutture diversi medici si sono schierati a favore dell’uso della
pillola abortiva già dopo l’inizio della prima sperimentazione
all’ospedale Sant’Anna di Torino, nel settembre 2005. Il ginecologo
Silvio Viale, promotore della sperimentazione in Piemonte, è stato, tra
l’altro, due volte in Campania per presentare la sua esperienza. E in
Campania sono stati organizzati anche diversi incontri all’assessorato
alla Sanità, sollecitati da gruppi di medici e associazioni femminili
interessati all’uso della RU486. Ma la sperimentazione non è poi
partita. Il motivo? «Da parte nostra – ricorda il primario Fabio
Sirimarco, capodipartimento della ginecologia del Cardarelli e
segretario nazionale della Società italiana di ginecologia e ostetricia
– c’è sempre stata massima disponibilità a introdurre la RU486, se non
lo abbiamo fatto è perché non abbiamo ricevuto le necessarie
indicazioni da parte della Regione. A questo punto, però, una circolare
da parte dell’assessorato alla Sanità diventa improcrastinabile».
Sirimarco chiarisce: «La RU486 non può essere somministrata come la
pillola contro il mal di testa: richiede uno specifico protocollo
d’intervento, e quindi la riorganizzazione del personale sanitario che
sarà chiamato a intervenire, mediante il sistema della reperibilità,
per assicurare a qualsiasi ora del giorno e della notte l’assistenza
necessaria alle pazienti. Sarebbe opportuno, dunque, che la Regione
prevedesse anche un sostegno ai costi di gestione del servizio, oltre
che una sorta di linee guida».