Pisani: class action su Terra dei Fuochi
Anche il presidente della Repubblica inizia a parlare di misure compensative per le vittime ma questo è un obbligo/dovere delle istituzioni.
Oltre alle varie istanze di politici a Strasburgo, sul tavolo delle competenti Procure della Repubblica arriva anche la richiesta di punizione di tutti i rappresentati delle Istituzioni responsabili per gravi omissioni del disastro della cd. Terra dei Fuochi, che presto registrerà la sottoscrizione di migliaia di persone legittimate a chieder giustizia.
L’Associazione Noiconsumatotri.it tramite gli avvocati Sergio Pisani ed Angelo Pisani, chiede che i rappresentanti delle istituzioni si assumano ora tutte le responsabilità come previste dall’art. 40 del c.p. (“non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”) e provvedano oltre che alla immediata e vera bonifica dei luoghi avvelenati anche al risarcimento di tutti i danni e pregiudizi provocati per omissione alle popolazioni della cd Terra dei Fuochi, dove si registrano vittime e feriti ogni giorno.
Ora occorre risarcire le vittime ed evitare speculazioni e truffe sulle bonifiche tenendo gli occhi aperti e pretendendo giustizia per questa tragedia che ha tanti responsabili noti e meno noti. La denuncia predisposta dai due legali è stata già sottoscritta da alcuni familiari di una giovane vittima e presto diventerà una class action civile e penale per la tutela dei diritti e salute dei cittadini.
Avv. Angelo Pisani
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Modello esposto
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI NAPOLI
Il sottoscritto ___________________________, nato a ______________ il_________residente in
___________________alla Via_________________________________,
ESPONE
Negli ultimi ventidue anni sono stati illecitamente smaltiti tra la provincia di Napoli e di Caserta, circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Circa 410.905 camion carichi di rifiuti hanno attraversato mezza Italia terminando il loro tragitto nelle campagne del napoletano e nelle discariche abusive del casertano ove hanno sversato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica, rifiuti prodotti da società o impianti noti nel panorama nazionale.
Solo la colpevole inerzia delle istituzioni, la disattenzione di chi doveva controllare ed una fitta rete di collusioni e omertà possono aver consentito tutto ciò e dunque anche tra gli uomini delle istituzioni, ad ogni livello, vanno oggi doverosamente individuate le responsabilità dell’avvelenamento di un intero popolo.
Fanno chiara luce su tali tipi di responsabilità le dichiarazioni rilasciate da Massimo Scalia, il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti dal 1997 al 2001, il quale dispose la secretazione dell’audizione del pentito Schaivoneche nel lontano 1997 rivelò gli interramenti di rifiuti industriali provenienti dal Nord nelle campagne campane ad opera del clan dei Casalesi:
“Informammo tutti, gli enti locali, la stampa, i ministri interessati”tra cui anche l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano “ed anche il Presidente del Consiglio”; “Andavano fatte le bonifiche lo Stato non è intervenuto ed i governi hanno enormi responsabilità” ed ancora “quando facevamo le audizioni c’erano anche assessori comunali, regionali e provinciali” ed erano a conoscenza della situazione.
Inoltre è emerso ultimamente che Roberto Mancini, commissario della Criminalpol, aveva indagato sul meccanismo che ruota attorno al traffico di rifiuti tossici descrivendolo in modo dettagliato in un’informativa consegnata alla Dda di Napoli ma il suo rapporto è rimasto inspiegabilmente chiuso in un cassetto per 15 anni. Il funzionario oggi lotta contro un tumore che ha contratto per il lavoro svolto per conto della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. “Se l’informativa fosse stata presa in considerazione nel 1996, ha dichiarato il Mancini, avremmo potuto limitare i danni. Non so perché sia stata sottovalutata.”
Esso rappresenta un vero e proprio “saggio storico, un veromanuale sull’ecomafia”. Nelle sue oltre 200 pagine, che si chiede di asquisire agli atti dell’instaurando procedimento,ci sono i clan della camorra e ci sono i nomi delle aziende che partecipano a questo sistematico e mortale inquinamento di ettari e ettari di terreni coltivati. Tra queste, ci sono la Indesit dei Merloni e le Coop rosse. Ma c’è anche la Massoneria di Licio Gelli, la politica come referente per risolvere i problemi, ci sono le dichiarazioni di pentiti come Carmine Schiavone; ci sono le intercettazioni, ci sono i rapporti con la Pubblica amministrazione, ci sono i nomi dei funzionari delle Asl che facevano finta di controllare le discariche; ci sono i nomi di assessori, di politici, di funzionari della Provincia; ci sono infine i nomi delle società che organizzavano il trasporto e lo sversamento dei rifiuti, quelli dei gruppi criminali coinvolti e di tanti soggetti compiacenti. Uno spaccato del più grande crimine ambientale commesso in Italia nell’ultimo mezzo secolo.
L’informativa, redatta da un investigatore, da un servitore dello Stato che lavorava per difendere la salute di tutti noi, quindi un documento basato su fatti veri e concreti, per anni è rimasta inspiegabilmente in un cassetto.
Alla luce delle affermazioni di Massimo Scalia, il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti dal 1997 al 2001, stridono le dichiarazioni rilasciate recentemente a Napoli dal Presidente della Repubblica, che sebbene fosseda tempo ufficialmente informato quale allora Ministro degli Interni di tali gravissimi fatti, ha affermato: “Ho avuto modo di rendermi conto dei termini di una situazione assai complessa e seria. Non si tratta solo dei problemi da tempo all’ordine del giorno del ciclo di smaltimento dei rifiuti nella città di Napoli e nell’area campana. Occorre anche porre riparo ai guasti dimolti anni di prassi illegale – nella quale la camorra l’ha fatta da protagonista – di interramento di rifiuti tossici provenienti dal Nord e dalla stessa regione campana in una vasta zona del napoletano e del casertano”. “Le conseguenze del pauroso inquinamento dei terreni -prosegue il presidente della Repubblica- con rilevanti ricadute sulla salute e sull’ambiente esigono la realizzazione di un vasto programma di bonifiche”.
Tali affermazioni stridono in modo intollerabile con la realtà dei fatti poiché da circa 20 anni le istituzioni, compreso lo stesso Napolitano!!!, sapevano tutto ma hanno colpevolmente deciso di non intervenire in aiuto delle ignare popolazioni. Oltre alle denunce orami pubbliche di vari pentiti, che hanno detto quello che altri hanno nascosto, peraltro, già con il progetto Terra il ministero dell’Ambiente, come poi anche l’Arpac, fotografò nei minimi particolari l’intero Mezzogiorno d’Italia e nel 2004 l’operazione fu ripetuta nell’ambito del Pon Sicurezza utilizzando il sistemaMivis, che consentiva di radiografare il sottosuolo e le sue temperature con interventi costati milioni di euro. La mappatura, insomma, c’era già da tempo e chi doveva intervenire, pur conoscendo bene cause ed effetti non lo ha fatto . Si doveva e poteva intervenire subito e invece sui veleni sono stati costruiti palazzi, strade, scuole e la morte di tanti cittadini e bambini. Sono 47 i comuni ufficialmente ‘contaminati’, tra cui Afragola, Arzano, Aversa, Caivano, Calvizzano, Cardito, Carinaro, Casal di principe, Casaluce, Casandrino, Casapesenna, Casavatore, Casoria, Cesa, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Frignano, Giugliano, Gricignano di Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Marano, Melito, Mugnano, Orta di Atella, Parete, Qualiano, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Antimo, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca. A questi si aggiungono i quartieri di Bagnoli e Cavalleggeri di Napoli, dove lo smantellamento dell’ex fabbrica Eternit si è trasformato in un enorme ammasso di amianto a pochi metri dalle case, e di Chiaiano per le cave e terreni avvelenati da rifiuti pericolosi come di Pianura, dove esiste una discarica molto contestata dalla popolazione. Da più di vent’anni anche a causa della colpevole inerzia delle istituzioni, due milioni di personesono state esposte e continueranno ad esserlo ad agenti tossici, mutageni, nocivi per la salute.
Non perparticolari loro colpe, ma per il malaffare che agisce alla luce del sole, per uno Stato italiano che ha omesso di intervenire quando poteva evitare tutto questo.
MIGLIAIA SONO LE VITTIME GIÀ ACCERTATE TRA CUI MOLTISSIMI BAMBINI MORTI DI TUMORE MORTI PRECOCI, ASSURDE CHE ESIGONO GIUSTIZIA.
Per i fatti su esposti, lo scrivente
CHIEDE
L’iscrizione urgente di tale notizia di reato affinché vengano identificati i responsabili anche tra i rappresentanti delle istituzioni, in particolare tutti coloro che pur essendo stati ufficialmente informati di quanto stava accadendo hanno omesso di intervenire adeguatamente in modo tale da evitare pericoli per le popolazioni di tali luoghi.
Ai sensi dell’art. 40 del codice penale, “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.
Alla luce di quanto esposto e tenuto conto di quanto dichiarato dal presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti dal 1997 al 2001, chiede di identificare al più presto tutti i responsabili di tali condotte omissive nei cui confronti sipropone istanza punitiva.
Dichiara di volere essere informato circa l’eventuale richiesta di archiviazione ai sensi di quanto disposto dall’art. 408, comma 2 c.p.p.
Dichiara di voler ricevere, ex art. 360 c.p.p., l’avviso di fissazione di accertamenti tecnici eventualmente disposti, al fine di parteciparvi con il proprio difensore.
Dichiara, sin d’ora, di opporsi qualora il Pubblico Ministero ritenga di procedere nei confronti dei responsabili con decreto penale di condanna.
Napoli, lì In fede