Pisani, il legale della famiglia della vittima: non si manda a casa una donna in quelle condizioni senza indagini strumentali
Angelo Pisani e Sergio Pisani, dell’omonimo studio, sono i legali della famiglia Siena. Toccherà a loro provare a dare sollievo con la giustizia, ad una mamma e ad un papà distrutti dal dolore. Proviamo a capire che cosa è accaduto parlando con Angelo Pisani.
Siamo alle prime battute di una indagine difficile. La polizia per ora ha la denuncia della mamma della vittima. C’è stata l’acquisizione della cartella clinica della paziente morta e la identificazione di medici e infermieri che hanno prestato le cure alla povera Anna “sia nel giorno del primo ricovero al Pronto soccorso dove fu visitata su una sedia (il 15 gennaio), sia nel giorno del secondo accesso al pronto soccorso alle 5 del mattino sempre in taxi per evitare di aspettare ore un’ambulanza (18 gennaio), quando la povera donna è entrata in sala di rianimazione ancora viva alle 6 e ne è uscita morta alle 7,15” dice l’avvocato Angelo Pisani.
Avvocato Pisani che idea s’è fatto lei di questa morte?
Ho rispetto massimo per la giustizia e dunque per magistrati e giudici cui spetta di accertare quanto accaduto a seguito delle doverose indagini . Dal racconto della povera mamma e della denuncia resto però allibito.
Allibito da che cosa?
Dalla sufficienza con cui si trattano persone che arrivano al pronto soccorso. Dal fatto che davanti ad un essere umano che denuncia dolori lancinanti non si può non fare una indagine strumentale e lo si visita su una sedia , nel caso specifico senza ascoltare le richieste di aiuto di una mamma.
Di che cosa è morta la signora Anna Siena?
Ce lo dirà l’autopsia. Ce lo diranno i consulenti della procura e delle parti con delle indagini cliniche e strumentali. Se chi era in pronto soccorso quando Anna è stata ricoverata avesse fatto una ecografia, esami approfonditi su quei dolori lancinanti all’addome, alla schiena, alle gambe di Anna, forse oggi non saremmo qui a discutere della morte di una donna e in tanti giorni una cura si sarebbe potuta tentare.
Ancora una morte per malasanità?
Lo diranno i giudici che abbiamo adito per sete di giustizia della mamma di Anna per accertarsi se è negligenza dei medici o cos’altro. Vede, noi siamo avvocati e ci capita purtroppo spesso di avere a che fare con situazioni anche drammatiche come questa. Ma ad una prima ricognizione della situazione, mi pare di capire che davvero ci sono troppe cose che sono state fatte male, con sufficienza. Prima di tutto nel 2019 non si possono ancora curare i pazienti su sedie o barelle, negli ospedali bisogna salvare la vita e rispettare la dignità umana anche di chi non ha santi in paradiso o nelle direzioni sanitarie.
Non è facile lavorare in un pronto soccorso di un ospedale di frontiera come il Vecchio Pellegrini, spesso sotto organico, spesso con medici e infermieri assediati da pazienti e familiari di pazienti…
Non è una circostanza esimente, specie quando disservizi e anomalie sono noti a tutti .
Chi arriva al pronto soccorso deve essere curato e bene, ma soprattutto rispettato. Stiamo parlando di una giovane donna di 36 anni morta. Purtroppo lo squallore in cui versa la sanità di questa regione è cosa nota. A mio avviso nel mondo della sanità campana si conta ancora una vittima innocente, ma soprattutto dobbiamo chiedere al ministro della sanità Grillo di intervenire! Deve mandare degli ispettori per capire che cosa è accaduto in quest’altra storia in cui una donna è morta e qualcuno deve spiegare a tutti se si può continuare ad assistere a questa sanità in Campania. Mi farebbe piacere sapere che tutti coloro che si definiscono medici o operatori sanitari facessero il loro dovere con passione anche ribellandosi al cancro della politica in corsia e pretendendo rispetto e normalità dallo Stato così da poterlo restituire ai malcapitati pazienti.