“Più immigrati,peggiora la scuola”
Una maggiore presenza di immigrati, soprattutto a basso livello di specializzazione, riduce la qualità media della scuola pubblica. E’ quanto si legge in uno studio pubblicato sul sito della Banca d’Italia
secondo il quale l’immigrazione influenza il sistema scolastico. Tra
gli effetti, anche un aumento degli iscritti agli istituti privati.
Polemica la Flc-Cgil, che respinge decisamente l’equazione più immigrati, meno qualità nelle scuole.
Secondo
il ‘working paper’, elaborato dai professori Davide Dottori e I-Ling
Shen, l’immigrazione influenza il sistema scolastico sia attraverso
effetti sulla base fiscale e la ripartizione di risorse pubbliche, sia
attraverso l’aumento della congestione nella scuola pubblica. In parole
semplici: aumenta il numero di studenti, ma i genitori di quelli
immigrati, specie se poco qualificati lavorativamente, non possono
influire sulle scelte pubbliche da cui dipende il futuro della scuola
pubblica. Dalla quantificazione delle tasse alle risorse da destinare
all’istruzione.
Certo, il documento e’ solo uno studio, e non
rappresenta la ‘visione ufficiale’ di Bankitalia sul tema. Ma, con
tanto di formule matematiche e dati economici, si inserisce nelle
polemiche scatenate dalla scelta, avanzata dal ministro
dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, di introdurre un tetto del 30%
alla presenza di bambini immigrati nelle scuole.
L’ipotesi dello
studio è che gli immigrati, con reddito inferiore anche a parità di
qualifiche rispetto ai cittadini italiani ed essendo sprovvisti di
diritto di voto, e dunque incapaci di orientare le scelte pubbliche
sulla tassazione per finanziare il sistema scolastico, causeranno una
diminuzione della qualità media delle scuole pubbliche e un’espansione
di quelle private. “Se un numero sufficiente di genitori sceglie la
scuola privata – si legge nello studio – le risorse per la scuola
pubblica diminuiranno perché crescerà la quota di elettorato che non
vota per allocare al sistema pubblico le risorse delle tasse”. In
questo contesto “un maggior numero di immigrati riduce la qualita’
media della scuola pubblica aumentando il numero di studenti iscritti i
cui genitori contribuiscono meno al finanziamento”. Inoltre, non avendo
diritto di voto, gli immigrati non sono in grado di influenzare la
maggioranza verso un aumento delle aliquote. E dunque “a fronte di una
minore spesa media, aumentano gli incentivi dei cittadini più ricchi a
scegliere la scuola privata e a votare per aliquote minori”.
Incrementando
un circolo vizioso, descritto nel ‘working paper’ con complesse
formule, ma facilmente semplificabile: ancora meno risorse alla scuola
pubblica, ancora più espansione di quelle private. Infatti “i genitori
scelgono se iscrivere i figli alla scuola pubblica o privata sulla base
della qualità dell’istruzione ricevuta e dei costi sostenuti”. E la
qualità dell’istruzione – si sostiene – dipende direttamente dalla
spesa pro-capite, ovvero dal rapporto tra risorse “raccolte attraverso
la tassazione e numero di alunni nella scuola pubblica”. Nello studio
si portano ad esempio le dinamiche registrate in molti Paesi Ocse, e in
particolare negli Stati Uniti dove, si legge nella sintesi che
accompagna lo studio, “si è osservato che un aumento del numero di
stranieri nella scuola pubblica determina uno spostamento dei cittadini
americani verso quella privata”.
La soluzione? “Il modello
elaborato suggerisce che politiche che favoriscano la partecipazione
dei genitori stranieri alla gestione scolastica, che riducano il
divario di reddito tra persone con diverse qualifiche e che aumentino
l’efficienza del sistema scolastico possono compensare gli effetti
negativi delle differenze tra gli incentivi degli individui coinvolti”.
Flc-Cgil: “Dubbi sullo studio Bankitalia”
L’equazione
più immigrati, meno risorse per la scuola pubblica (e quindi scadimento
della qualità) avanzata in uno studio pubblicato sul sito di Bankitalia
non convince affatto il leader della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo. “Intanto
– spiega – la categoria studenti-immigrati presenta più facce: se è
vero, infatti, che tra gli stranieri si registra il più alto numero di
bocciati (tra quei ragazzi che hanno ancora difficoltà con l’italiano o
vivono un disagio socio-economico) e’ anche dimostrato che gli alunni
stranieri, laddove sono pienamente integrati, sono quelli che hanno i
voti più alti. Ritengo poi sbagliato temere una migrazione di studenti
italiani verso le scuole private quando di fronte a una massiccia
presenza di alunni stranieri.
Nella scuola italiana – afferma
Pantaleo – il processo di integrazione è andato ben più avanti di come
lo si percepisce e tirare in ballo la questione delle difficoltà
nell’apprendimento dell’italiano mi sembra un paravento strumentale:
queste difficoltà, per ammissione dello stesso ministero, riguardano
una piccola fetta di alunni. Il 4-5% di stranieri ha questo problema e
mi pare perciò strano ritenere che esso possa influire sul rendimento
complessivo della scuola italiana. Sarebbe, tra l’altro, in
controtendenza con ciò che avviene in Europa dove l’integrazione a
scuola viene vista come un’opportunità. E infine – conclude Pantaleo –
è bene sottolineare che i peggiori
rendimenti scolastici, sempre dati alla mano, si registrano nelle scuole paritarie”.