Polo del tempo libero: un sogno svanito. L’Edenlandia costretta a traslocare
Del
trasferimento di Edenlandia se ne parlò già nel 2000: il 23 febbraio, a
palazzo San Giacomo, con la presentazione dell’ 0accordo sull’area
della Mostra d’Oltremare tra amministrazione, Mostra e Consorzio per il
Parco del tempo libero, società costituita da Sviluppo Italia e dal
fondo internazionale Avalon, presidente Mariano Maccarelli. I giornali
titolarono: «Trasloca Edenlandia, si espande la mostra: verde, parco
giochi e alberghi»; oppure: «Un parco nell’area occidentale», «il parco
europeo del tempo libero su un’area di 200 mila metri quadri». Per la
prima volta si parlò del mitico «bioparco», un format internazionale
(che tale è rimasto) che però la doveva invece «inglobare», e non
trasferire, Edenlandia: i giornali avevano curiosamente capito male e
furono corretti appena qualche giorno dopo la conferenza al Comune.
«L’ampia area verde— si disse— dovrà riqualificare lo spazio occupato
dallo Zoo e da Edenlandia».
Oggi la gestione dello zoo e di Edenlandia con la Mostra ha importanti
contenziosi in corso, per il pagamento dei canoni locativi reclamati
dalla seconda e per inadempienze contrattuali lamentate dalla prima.
Tornando ai piani del 2000, come oggi, in questi restava un’incognita
solo il recupero del Palazzetto dello Sport, mentre altre strutture di
Fuorigrotta pure erano incluse nell’ampio progetto: il cinodromo (si
parlò di un ristorante), il centro Coni, la piscina Scandone,
addirittura lo sferisterio. Quest’anno si apprende che col
concentramento delle iniziative per il Forum delle Culture 2013 ai
Decumani e a Fuorigrotta-Bagnoli, nella metà del fantomatico «bioparco»,
una volta spostati i giochi di Edenlandia alle caserme di Miano,
dovrebbe venirci invece un grande campeggio «fondamentale per il Forum»
(Nicola Oddati) e così auspica anche l’assessore campano Taglialatela
che per primo ha dato pubblicamente notizia della possibile dismissione
del parco divertimenti, ferma restando l’ultima parola del governatore
Caldoro. Il Pd e soprattutto i Verdi — che a furia di battagliare e
compartecipare sullo zoo sono ormai vicinissimi alla gestione di Cesare
Falchero— minacciano di scendere in piazza contro la paventata
delocalizzazione. Ancora qualche flashback: nel 2004 il format, il
«bioparco», tornò sui giornali sempre come «uno dei parchi cittadini più
grandi d’Europa» che «comprenderà l’Edenlandia, la vecchia area dello
zoo e l’ex cinodromo» , con una rinnovata società con a capo Cesare
Falchero, gruppo che assicurava «lavori completati entro il 2007» .
– Nel progetto scelto dalla Mostra c’erano ristoranti, bar e animali
in libertà dentro ampi fossati. Oltre 140 mila metri quadri per «un
grande Familiy Park», «moderno giardino botanico-zoologico» con «nuove
ed efficienti infrastrutture per la sosta ed il riposo». Nell’occasione
lo stesso Falchero annuncia ottimisticamente che «il nuovo parco avrà
colline, sentieri e corsi d’acqua artificiali e sarà circondato da una
fitta vegetazione tale da conferire a tutta l’area un aspetto esotico e
da poter permettere divertenti safari ai visitatori: questi verranno
coinvolti in una straordinaria avventura, un viaggio attraverso i secoli
che ripercorrerà le tappe della storia del rapporto fra l’uomo e gli
animali, per giungere a comprendere le interazioni fra organismi viventi
e l’importanza del mantenimento degli equilibri naturali». Difficile
da mantenere, intanto, è l’equilibrio della programmazione per l’area
della Mostra. Se l’ex presidente storico Cercola, firmatario
dell’accordo sulla Mostra col Bassolino sindaco dimissionario, è rimasto
sempre entusiasta della visione del «bioparco», oggi invece il nuovo
presidente Nando Morra liquida l’ipotetico arrivo del mega-camping sopra
il parco divertimenti di Fuorigrotta con due battute: «Si tratta di
scelte di politica urbanistica che riguardano il governo del territorio,
altri soggetti, altri attori». Ma allora, la mission della Mostra
D’Oltremare, qual è? Nel 2005 l’ex assessore Papa fa approvare il Piano
Urbanistico Attuativo della Mostra, ambito 6 della Variante per la zona
occidentale, che include zoo, Edenlandia ed ex cinodromo (qui
destinato a «strutture per attività collettive a carattere urbano e
territoriale» , destinazione che si traduce in parcheggio nelle
intenzioni terze e successive). L’obiettivo del Pue è «conservare,
espandere e rafforzare a livello nazionale ed internazionale la
funzione principale e originaria della Mostra attraverso la
costituzione di un polo per le attività congressuali-convegnistiche e
il potenziamento delle strutture per eventi artistici e culturali». Ma
il «bioparco» riappare solo nel 2009 quando, in occasione della nascita
di due leoncini allo zoo, Falchero annuncia che il progetto di
trasformazione ha avuto l’ok «definitivo» dalla soprintendenza «ed
entro due anni i lavori saranno completati, nel frattempo lavoreremo
anche a Edenlandia e all’ex cinodromo».
– Bisognerà vedere il marzo 2010 per apprendere che — è ufficiale —
qualcosa non va per il verso giusto. Il capo dell’associazione
confindustriale che riunisce i parchi del divertimento italiani,
dichiara che il rilancio della cittadella del divertimento e dello zoo
«continua a impantanarsi in lungaggini burocratiche col risultato che
almeno un possibile partner finanziario ci ha già salutato, non poteva
aspettare oltre», però si è compiuta allo zoo «una prima importante
operazione di restyling in attesa di concretizzare il piano da 45
milioni che dovrebbe ridisegnare definitivamente il polo del
divertimento con bioparco, premesso che ogni anno tra zoo ed Edenlandia
possiamo contare su mezzo milione di visitatori» . Oggi, il cinodromo è
chiuso e in macerie: quest’estate eccezionalmente vi si è tenuta una
iniziativa dei collettivi antagonisti con concerti ed i vigili sono
intervenuti per confermare la pericolosità delle tribune e intimare lo
sgombero. Il Palazzetto dello Sport, sembra Beirut. Lo zoo, è rimasto
pressoché lo stesso. Edenlandia ha qualche gioco nuovo, ma dovrebbe
andare via col camping annunciato da Oddati. Camping che piace persino a
Italia Nostra («sarebbe utile un attrattore come Edenlandia a Miano»,
dice Donatone) anche perché non nasce a Bagnoli. Il «bioparco» e forse
anche la qualità della visione del Piano attuativo per la Mostra
affondano in un decennio abbondante di annunci e ricorsi, tempi che
lasciano il segno anche sui beni immobili da riqualificare, sempre piu
compromessi.