Pompei, sopralluoghi dopo il cedimento. La Procura accusa: «Crollo colposo». Villari: «Negli scavi c’è anche la camorra»
È giallo sul brogliaccio scomparso. Gli investigatori sono alla ricerca del registro delle segnalazioni su cui è stato annotata la data e l’ora della scoperta del crollo, di cui si sono perse le tracce. Su chi e perché lo abbia fatto sparire indaga la procura oplontina.
«Ho delegato la ricerca ai carabinieri di Torre Annunziata», spiega il procuratore capo Diego Marmo, dicendosi sconcertato: «Ci troviamo di fronte a un caso ai limiti tra il lecito e l’illecito» commenta accusando la Soprintendente di aver segnalato per l’ennesima volta il crollo in ritardo. «È la terza volta che vengo a sapere che c’è stato un crollo all’interno degli scavi dopo 24 o 48 ore dalla scoperta. Non mi spiego perché nascondere una verità che prima o poi salta fuori. È la prima volta nella mia carriera che mi trovo di fronte a persone che si sono chiuse in un mondo incomprensibile. Non capisco perché hanno assunto quest’atteggiamento di ostruzionismo verso gli inquirenti per i quali, è bene chiarire, è più facile indagare su un omicidio che su un reato dai contorni sfuggenti, per il quale è difficile individuare le responsabilità ma che è comunque grave per provocato un grave danno all’umanità».
Un nuovo fascicolo d’inchiesta è stato aperto sul crollo che ha interessato un muro di contenimento nei pressi di Porta Nola. Il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta è Emilio Prisco, che segue anche le indagini sul Teatro Grande. Il reato ipotizzato è lo stesso che ha interessato i crolli della Schola Armaturarum e della casa del Moralista: crollo colposo. «C’è da stabilire le cause del crollo – continua il capo della procura – se l’incuria, l’omissione o l’usura del tempo e se c’è una disponibilità economica e non viene sfruttata per impedire che ciò avvenga».
Sabato mattina Marmo si è recato negli Scavi per verificare di persona i danni che il crollo ha arrecato alla città antica. «Ho fatto una specie di sopralluogo – ha precisato il procuratore capo – per constatare con i miei occhi gli accadimenti, visto che la soprintendente non è collaborativa». Ma il procuratore addebita responsabilità anche al governo. «Non dovrebbe essere la procura a intervenire a tutela del patrimonio, ma il ministero dei Beni Culturali», afferma. E ieri sulle possibili cause dei crolli si è registrata un’altra polemica.
La soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro ha sostenuto che «visto che nella città nuova non ci sono le fogne, le acque dell’area archeologica non hanno scoli». Il sindaco Claudio D’Alessio replica a stretto giro, e non esita a parlare di «menzogne». «Pompei – spiega il primo cittadino – ha un sistema fognario valido e funzionante. Come al solito la soprintendente, non avendo argomentazioni valide per giustificare i propri fallimenti, addebita ad altri le sue responsabilità».
E rincara la dose: «Se il Comune avesse la disponibilità economica della soprintendente, la Pompei moderna sarebbe un gioiello. La persona capace è chi riesce a risolvere i problemi che rientrano nella sfera delle proprie competenze e non chi offende gli altri per distogliere l’attenzione dal problema vero».
«A Pompei ci sono i soldi e il personale: quello che manca è il management. E poi c’è la camorra che va rimossa». Lo ha detto il sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali Riccardo Villari intervenendo a Napoli alla ventesima convention mondiale delle camere di commercio italiane all’estero. Villari è tornato sull’ultimo crollo verificatosi nel sito archeologico sabato scorso: «Quello che è accaduto – ha detto – dipende da un terrapieno che preme: saranno i tecnici a stabilire come si deve intervenire. Non ci sono responsabilità della politica, di soldi ne sono stati messi a disposizione nel tempo e non sempre sono stati spesi bene oppure sono rimasti in cassa. Spetta ai manager amministrare bene le risorse che la politica mette a disposizione». Successivamente Villari è tornato sulla denuncia in merito a presunti interessi della malavita sul sito archeologico: «Da sempre – ha spiegato – dove ci sono soldi e interessi c’è sempre una vischiosità contro la quale bisogna reagire».