Portici, denunciò il racket in tv Negozio distrutto. Polemica sicurezza
PORTICI
(12 marzo) – Tre anni fa, insieme con altri tre imprenditori, si
rivolse anche alla tv per denunciare una verità che tutti conoscevano
ma che pochi ammettevano: «Portici è in mano ai signori del racket, e
nessuno sfugge». Seguirono polemiche e arresti. Ieri notte il suo
negozio è stato distrutto da un rogo appiccato dalla camorra. E non è
stato l’unico: poche ore dopo l’incendio dell’attività commerciale di
Battilo in via Marconi, le fiamme hanno danneggiato anche la rivendita
Acqua e sapone di via Libertà.
E in città torna prepotente l’incubo racket. Secondo le prime indagini,
infatti, gli episodi sono di origine dolosa: tracce di liquido
infiammabile sono state rinvenute nelle immediate vicinanze dei luoghi
dell’incendio. Tutto inizia poco dopo le 22.30 in via Marconi: un
incendio divampa in prossimità della saracinesca del negozio di
biancheria intima Battilo. Quelli che seguono sono minuti concitati: i
vigili del fuoco, allertati dai residenti della zona, tentano di domare
le fiamme che in pochi secondi distruggono l’intero locale commerciale.
Sul posto arrivano anche i fratelli Battilo, titolari dell’attività,
che impotenti assistono al dramma che si sta consumando. Le fiamme
raggiungono anche un’abitazione al piano superiore fortunatamente
disabitata e vengono domate solo dopo diverse ore. Ma quello che rimane
del negozio è solo un cumulo di cenere e centinaia di capi di
abbigliamento completamente carbonizzati. Sul luogo dell’incendio gli
agenti del commissariato di polizia di Portici-Ercolano coordinati dal
vicequestore Bruno Giovanni Mandato. Ma la notte di follia prosegue. A
pochi metri di distanza, nella terza traversa di via Libertà, viene
dato alle fiamme l’ingresso del negozio di detersivi e articoli per la
casa Acqua e Sapone. La dinamica è la stessa, ma i danni più contenuti:
qui indagano i carabinieri della compagnia di Torre del Greco comandata
dal capitano Pierluigi Buonomo.
I vigili del fuoco riescono a spegnere l’incendio, prima che le fiamme
raggiungano l’interno dell’attività commerciale. «I due gravissimi
attentati incendiari della scorsa notte – dice il sindaco Vincenzo
Cuomo – rappresentano una sfida della criminalità organizzata alla
quale lo Stato deve necessariamente rispondere con la massima fermezza.
Da tempo denunciamo, attraverso atti ufficiali, la carenza di uomini e
mezzi delle forze dell’ordine su un territorio così difficile». Già in
passato l’attività commerciale della famiglia Battilo era stata
bersaglio di atti intimidatori da parte della criminalità organizzata.
Alcuni colpi di pistola furono esplosi contro le saracinesche del
negozio nella notte di san Silvestro del 2008. L’avvertimento seguì di
qualche giorno le rivelazioni fatte dagli imprenditori a telecamere
nascoste sul sistema del racket in città e andate in onda durante una
puntata del programma televisivo «Le Iene».
«Chiederò un incontro con il questore di Napoli Santi Giuffré – fa
sapere il parlamentare e capo dell’opposizione al consiglio comunale
Marcello Di Caterina – e, se è il caso, farò un’esplicita richiesta al
ministro dell’Interno Roberto Maroni per garantire una maggiore
presenza delle forze di polizia a Portici». Per il portavoce dell’Ascom
cittadina Antonimo Omero: «Nei prossimi giorni scriveremo una lettera
al prefetto e alla sede nazionale della nostra associazione di
categoria. E se ce ne sarà bisogno sosterremo anche economicamente gli
imprenditori vittime dei raid». Intanto tra qualche settimana saranno
celebrati due importanti processi a carico di alcuni esponenti del clan
Vollaro che per anni ha imposto il pizzo in città, prima degli arresti
che hanno decimato l’esercito della cosca. Nel primo alla sbarra
Giovanni Spina e Raffaele Vollaro, rispettivamente genero e figlio del
«Califfo», accusati di estorsioni aggravate ai danni dell’Ati Park, la
ditta che gestisce il servizio di sosta in città.
L’altro vedrà imputati i 36 esponenti arrestati a giugno scorso e gli
otto indagati a piede libero con l’accusa di estorsione e associazione
a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione San Ciro. Ma
ora nella città, che pure si è ribellata alla camorra dando vita a una
delle associazioni antiracket più attive nel Vesuviano, torna la paura.