Poste, il Guinness dei ritardi 700 milioni di buste lumaca
L’Asl di Bolzano le ha fissato una visita dal cardiologo per il 29 marzo, ore 14: la paziente, una signora di 65 anni, s’è presentata puntuale in ambulatorio. Dove non l’aspettava nessuno perché il controllo era in programma la bellezza di dieci anni prima. Un’occhiata più attenta alla busta trovata nella cassetta delle lettere ha chiarito il mistero: il documento, impostato a Bolzano nella Primavera del 1996, ha raggiunto il destinatario a Bressanone – 50 chilometri di distanza – un mese fa. Grazie al cielo, non si trattava di un caso grave.
Leprotti e lumache
Negli ultimi anni le Poste italiane hanno provato a cambiare la pessima opinione che gli italiani hanno del servizio adottando un leprotto come testimonial – e investendo nella riorganizzazione parecchi milioni -: i risultati non sono mancati, lo riconoscono perfino le associazioni dei consumatori. Ma nell’immaginario italiano Poste significa ancora ritardi e disservizio, posti di lavoro ottenuti per raccomandazione e burocrazia da sfinimento. Anche Romano Prodi, in chiusura di campagna elettorale, ironizzando sul suo avversario Silvio Berlusconi che rinviava di giorno in giorno la pubblicazione di un sondaggio ha spiegato: «Probabilmente c’è stato un ritardo alle Poste». Insomma, la strada da fare è ancora tanta. La corrispondenza lumaca, croce dei portalettere italiani, ama le prestazioni da Guinness (in negativo). Nell’ultima relazione che la Corte dei Conti ha dedicato al settore è scritto che i clienti insoddisfatti sono il 12,9% per la posta prioritaria e il 7,8 per quella ordinaria. Come dire, in media, un pezzo su dieci: e se nel 2004 i postini ne hanno consegnato circa sette miliardi significa che 700 milioni tra pacchi, cartoline, e lettere di vario tipo non hanno rispettato gli «obiettivi di consegna» dell’azienda. Un anno fa il Codacons ha organizzato una dolorosa prova del nove spedendo lettere da diverse città italiane alla sua sede romana. E scoprendo che le lettere possono metterci anche quattro volte il tempo previsto dalle Poste medesime. Qualche esempio: una lettera ordinaria ha impiegato quasi due settimane a raggiungere Follonica, in Toscana: 13 giorni su una distanza di 230 chilometri e record negativo, contro i tre giorni lavorativi (più quello di spedizione promessi dalle Poste. Una busta col francobollo prioritario, invece, ha impiegato 6 giorni, 4 più del previsto, per raggiungere la capitale da Bari (429 chilometri). Tanto è bastato perché l’associazione minacciasse una querela per pubblicità ingannevole «se la situazione non migliorerà in tempi brevi». Insomma: sui cartelloni pubblicitari corre il leprotto, ma delle buche delle lettere si occupano le lumache.
Non pervenute
Per tacere di tutte le missive che finiscono perse nel mare magnum di carta maneggiato negli uffici postali. La cronaca è costellata di microscandali: dalla ragazza sarda che ha perso una borsa di studi per una raccomandata rimasta un mese in un ufficio postale del Cagliaritano all’uomo che ha rischiato di saltare il turno in una lista per il trapianto di reni, casi raccontati da Mi manda Rai 3. Per finire con i telegrammi di auguri che impiegano un anno per raggiungere il destinatario, e con il caso paradossale di Marco, un cliente particolarmente puntiglioso. Abita in provincia di Rimini e ha mandato una raccomandata a Milano. L’ha seguita con il servizio di tracciatura elettronica fino a scoprire che s’è persa: «poco male – racconta -, non c’era nulla di particolarmente importante così ho chiesto il risarcimento di 17 euro previsto per le raccomandate smarrite». Venti mesi dopo quel giorno fatidico del 2003 in cui Marco affidò i suoi documenti a un ufficio postale s’è trovato ad ascoltare i consigli di un funzionario delle Poste che gli suggeriva di aprire una seconda pratica per farsi risarcire il mancato risarcimento della posta perduta. E dire che la lettera viaggiava come raccomandata. Non è andata meglio a Gino, che il 20 novembre scorso ha festeggiato l’anniversario di smarrimento di un’assicurata partita da Francoforte per via aerea. Ha protestato con le Poste italiane e con quelle tedesche. E i tedeschi gli hanno garantito di aver tentato di mettersi in contatto con i colleghi italiani per rintracciare la lettera senza risultato. È così che la fama delle Poste italiane ha valicato i confini del Paese: nei siti specializzati in aste Internet, tra le regole di vendita, ci si può imbattere in chi specifica che non spedisce in Italia perché in passato ha incontrato problemi di smarrimento degli oggetti, e per i meccanismi che regolano questo tipo di scambi – dove la fiducia è tutto – finisce per ritrovarsi etichettato come «inaffidabile».
Tutto in un giorno
A sentire l’amministratore delegato Massimo Sarmi da fine marzo le Poste sono tecnicamente in grado recapitare tutta la corrispondenza agli italiani in un giorno. L’ha detto a Napoli in gennaio, spiegando che perché la capacità tecnica si traduca in realtà serve una convenzione con il Governo. In quell’occasione Sarmi ha inaugurato il nuovo supercentro di smistamento nel quale passerà tutta la corrispondenza del Mezzogiorno: tre miliardi di pezzi l’anno. Un investimento da 60 milioni in efficienza che non ha uguali in Europa. Presto arriveranno due centri analoghi, nel Centro e nel Nord del Paese. Le Poste hanno anche un servizio di conciliazione: risarcimento massimo 500 euro, a prescindere dal valore degli oggetti smarriti per risolvere le controversie con la clientela senza che si renda necessario trascinarle in Tribunale con una bella raccomandata: col rischio che vada smarrita.