Potere e trasversalità. Le simpatie parlamentari (e non) di banchieri e manager che seggono ai posti di comando dell’economia italiana. Da Passera a Caltagirone
l dibattito pubblico sui rapporti
tra il mondo politico e l’élite italiana di origine economica è sempre più accesso. Ma come la pensa davvero l’establishment economico e finanziario? Che idee politiche ha, come si organizza nei rapporti con Silvio Berlusconi e il centro destra? Vediamo. Partiamo dai grandi banchieri. Corrado Passera. Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo è sempre stato di base un uomo di centro sinistra. È cresciuto alla scuola di Carlo De benedetti, e poi di Giovanni Bazoli. In buoni rapporti con Romano Prodi e con i ragazzi dell’asse Prodi Bazoli Andreatta a partire da Enrico Letta, è un uomo disinibito: ha flirtato in passato con Antonio Di Pietro e con i no global. Oggi ha buoni rapporti con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. E molto meno buoni con il ministro dell’economia Giulio Tremonti che lo considera un avversario. In un’intervista all’ex direttore del Sole24Ore, Ferruccio de Bortoli, Passera spiegò che oggettivamente Berlusconi si sta comportando meglio di Prodi. Non ha votato alle ultime primarie del Partito democratico. Alessandro Profumo, invece, sì. L’amministratore delegato di Unicredit è stato prodiano e adesso continua a guardare al centrosinistra. Alcuni mesi fa ha rilasciato un’intervista in cui paventava la nascita di un nuovo partito di centro: «Ho il terrore: sono un bipolarista convinto e considero quello americano il modello più solido e da imitare». Giovanni Bazoli. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo è un uomo di centrosinistra. Viene da una famiglia di esponenti del Partito popolare e della Democrazia cristiana. Legato a papa Montini, cugino politico di Romano Prodi sotto il magistero di Beniamino Andreatta, è stato uno dei fondatori dell’Ulivo e quasi candidato alla presidenza del consiglio su spinta di Andreatta. Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca. Leader del moderatismo bancario, cresciuto nella Roma democristiana e vaticana, è il più trasversale dei banchieri con rapporti che vanno da Massimo D’Alema a Valentino Parlato, da Gianni Letta fino a Giulio Tremonti. È in rapporti ottimi con Silvio Berlusconi, la cui figlia, Marina, siede nel consiglio di amministrazione di Mediobanca. Seppur con visioni politicamente differenti, Bazoli e Geronzi sono i contraenti del patto di stabilità su cui si regge il nostro sistema economico e finanziario: hanno gestito con una regia comune alcuni dossier delicati: da Rcs fino a Telecom. Giuseppe Mussari. Il capo del gruppo senese Monte dei Paschi è per forza di cose vicino al Partito democratico. La fondazione che controlla la sua banca è governata dai poteri pubblici locali che a Siena sono tutti nelle mani del Pd. Massimo Ponzellini. Presidente di Impregilo e della Banca popolare di Milano. Giovanni Pons su Repubblica ha scritto che «Ponzellini non è bipartisan, ma tripartisan o quadripartisan». Le sue amicizie vanno da Romano Prodi (il suo scopritore), a Pier Ferdinando Casini, da Salvatore Ligresti fino a Giulio Tremonti: il ministro che l’ha fortemente sostenuto nella corsa per la nomina alla presidenza Bpm. Roberto Mazzotta. Ex presidente della Bpm. Cresciuto politicamente nella democrazia cristiana, nella corrente di Giovanni Marcora, ex ministro e leader milanese della Base. Mazzotta non è schierato con il centro destra. Ma non è antiberlusconiano. Dialoga con l’Udc, è molto legato a Bruno Tabacci. Giuseppe Guzzetti. Formazione democristiana di sinistra, il presidente dell’associazione delle fondazioni di origine bancaria Acri e capo della fondazione Cariplo ha un buon dialogo con il ministro dell’Economia. Guzzetti, insieme ad Angelo Benessia è azionista di peso Intesa Sanpaolo. Angelo Benessia. Avvocato, in origine vicino agli ex ds, in buoni rapporti con Luciano Violante. È il sigillo all’intesa raggiunta tra i grandi elettori della compagnia (Chiamparino in testa) che hanno portato al ricambio nella fondazione prima azionista di Intesa Sanpaolo. Vuole più peso in Intesa, dialoga con Tremonti anche in funzione anti-Passera. Ettore Gotti Tedeschi. È il nuovo presidente dello Ior al posto di Angelo Caloia. Editorialista economico dell’Osservatore Romano, cattolico-liberale, formazione McKinsey, per via di questa comune militanza buona amicizia con Passera e Profumo. In ottimi rapporti con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Mario Draghi. Formazione metà americana (Mit) e metà romana (ha studiato all’istituto Massimiliano Massimo e fu Giulio Andreotti a scoprirlo). C’è chi vede nel governatore della Banca d’Italia il leader di un nuovo movimento centrista. Altri confidano in un governissimo da lui guidato. Per il momento la cosa sicura è che tra Draghi e Tremonti i rapporti sono freddini. Paolo Scaroni. Il più forte manager partecipato italiano. Il capo dell’Eni dialoga con il centrodestra, ma non solo. Sono buoni i suoi rapporti con il ministro Tremonti, ottimi quelli con Gianni Letta. Amicizia anche con il presidente del Consiglio Berlusconi: tra i pochi azionisti della società calcistica Ac Milan non appartenenti alla famiglia Berlusconi, troviamo proprio Scaroni (proprietario di 10 azioni, cedutegli personalmente da Silvio Berlusconi). Fulvio Conti. Il capo di Enel è uscito indenne dal passaggio del governo Prodi a quello Berlusconi. Uomo vicino al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola (i due hanno un buon dialogo sulla questione nucleare). Visioni differenti con il ministro dell’Economia. Flavio Cattaneo. L’amministratore delegato dell’energetica Terna, oggi è l’uomo di riferimento di Tremonti. C’è chi dice che potrebbe ascendere ai vertici di qualcos’altro. Forse l’Enel. Carlo De Benedetti. Ai tempi di Veltroni avrebbe voluto la tessera numero uno del Pd. In occasione delle primarie del 2007 disse: «Alla fine del 2005 auspicai che si andasse alla costituzione del Partito democratico e indicai anche in Veltroni uno dei leader che avrebbero potuto realizzarlo». Oggi, più freddo sul partito, ne resta l’editore di riferimento e vanta la leadership dell’antiberlusconismo. Luca Montezemolo. Storia complessa la sua. Si conquista un ruolo pubblico nella successione al divisivo Antonio D’Amato sconfitto sulla campagna per l’articolo 18. La presidenza molto mediatica di Confindustria lo candida a un potenziale ruolo politico. Lui non è sceso in campo, ma presidia un’area con il think tank Italia futura. È in buoni rapporti con Passera, Casini e Gianfranco Fini. Francesco Gaetano Caltagirone. Caltagirone è uno degli imprenditori più potenti d’Italia. vanta una liquidità stimata in tre miliardi di euro. Questo ne fa un uomo molto indipendente. Ha rapporti amicali con il centrodestra (da Tremonti allo stesso Berlusconi), nel centrosinistra è in buona con D’Alema ma anche con Prodi. È legato da un rapporto di parentela a Pier Ferdinando Casini che ha sposato sua figlia Azzurra. A Roma, dove è dominus, ha stretto una solida alleanza con il sindaco Gianni Alemanno. |