Priebke, il boia, perde la causa Equitalia batte cassa dai vincitori
Dare del ‘boia’ ad Erick Priebke non è affatto diffamatorio visto che il termine riproduce “esattamente” l’attività svolta dall’ex Ss “nel corso della seconda guerra mondiale”: fu lui a eseguire la sentenza di morte che portò all’eccidio delle Fosse Ardearine in cui morirono 335 persone. La Cassazione, il 9 aprile scorso, aveva bocciato il ricorso presentato dalla difesa di Priebke che insisteva nella richiesta di risarcimento danni (oltre cento milioni di euro) per la diffamazione subita in seguito ad un articolo pubblicato su ‘La Repubblica’ in cui Priebke veniva definito ‘boia’. Fin qui sembra una storia a lieto fine per il giornalista Valter Vecellio e per Riccardo Pacifici, capo della della Comunità israelitica di Roma, che aveva usato lo stesso termine.
Il paradosso – problema è che il “boia delle Ardeatine”, è stato condannato dalla Cassazione anche a sborsare 2100 euro di spese processuali. Soldi che, dichiarandosi nullatenente, non ha. A chi li ha chiesti quei soldi Equitalia? Ai parenti? Manco per niente. Equitalia, come racconta il Fatto Quotidiano, ha battuto cassa a Vecellio e a Pacifici. Ma il giornalista non ci sta: “Vorrei che sia chiaro”, riporta il Fatto, “non sono così pezzente da non avere i trecento euro circa che mi chiedono Equitalia e l’Agenzia delle Entrate. Ne faccio, come si dice, una questione di principio”. E così Vecellio ha scritto una lunga lettera aperta al presidente della Repubblica Napolitano e al Ministro Cancellieri: “Un signore che non ha nulla da perdere, querela chi gli pare. Poi perde la causa ed è condannato a risarcire le spese, ma non lo fa, perché risulta nullatenente. Lo Stato allora chiede che le spese siano pagate da chi è stato tirato in ballo e di nulla è responsabile”. Un paradosso al quadrato. Anzi, al cubo visto che a Vecellio e Pacifici viene detto che possono rivalersi nei confronti di Priebke. “Evidentemente si pensa che io possa ottenere quella soddisfazione che lo Stato non riesce ad avere”. Rimane una domanda che il giornalista rivolge a Napolitano e Cancellieri: “E’ giusto che due cittadini di questa Repubblica, denunciati un ex ufficiale nazista per reati che tre gradi di giudizio ritengono non sussistere, debbano pagare le spese per processi che non hanno intentato ma hanno subito, perché lo Stato italiano non sa, non vuole, non può farsele pagare da chi è stato condannato?”.
La replica di Priebke: Colpa di Pacifici – In una nota, l’avvocato Giachini, legale di Priebke, spiega che “la responsabilità del mancato pagamento delle spese di giustizia da parte del mio assistito grava proprio su Riccardo Pacifici che, organizzando manifestazioni di piazza e, ancora, a seguito di pressioni sulle autorità, ha ottenuto in pochi giorni la revoca del provvedimento emanato dopo più di 15 anni di detenzione dall’Ufficio di Sorveglianza Militare che il 12 giugno 2007 autorizzava Erich Priebke a lavorare presso il mio studio. In questo modo è riuscito ad ottenere, a seguito di un definitivo ricorso del procuratore militare Intelisano, la soppressione di una fonte di reddito all’ergastolano. Lavoro previsto come diritto “obbligatorio” del detenuto dall’articolo 20 dell’ordinamento penitenziario”. La conclusione di Giachini è una sola: “chi è cagion del suo mal pianga se stesso”. Giuseppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21, definisce “incredibile” la vicenda: “Dopo i tre gradi di giudizio Pacifici e Vecellio hanno vinto su tutta la linea, ma qualche giorno fa è arrivata una lettera di Equitalia con la quale si chiede il pagamento di 300 euro perchè Priebke non sarebbe in grado di pagare e quindi due dovrebbero “sottoscrivere” per il nazista. Ci auguriamo che si sia trattato solo di uno scherzo di pessimo gusto e che, già, in giornata le Autorità competenti vogliano stracciare la lettera e chiedere scusa ai due cittadini pesantemente molestati”.
Fonte: www.liberoquotidiano.it