“Prima casa”: l’infiltrazione d’acqua non è forza maggiore, chi non prende possesso dell’immobile perde i benefici
Chi compra l’appartamento e scopre infiltrazioni
d’acqua farà bene a trasferire comunque la residenza al nuovo indirizzo
entro diciotto mesi: altrimenti perderà i benefici “prima casa”. I
reflui provenienti dal piano superiore, infatti, non costituiscono una
causa di forza maggiore che impedisce di prendere possesso
dell’immobile, a meno che non si dimostri la necessità di lavori di
riparazione che, per lunghezza e complessità, impediscono in qualche
modo il cambio di recapito all’anagrafe. Lo precisa l’ordinanza
1392/10, emessa dalla sezione tributaria della Cassazione.
Il caso
E’ stato accolto il ricorso delle
Entrate: sbaglia il giudice di secondo grado a confermare che la
mancata presa di possesso dell’immobile da parte degli acquirenti fosse
da ascrivere «a un impedimento oggettivo e non prevedibile» tale da far
slittare il termine previsto dalla legge per fruire dell’agevolazione.
L’acquirente – riflettono gli “ermellini” – ha a disposizione ben
diciotto mesi, un lasso di tempo ampio per trasferire la residenza. E
può invocare la forza maggiore solo di fronte a un impedimento
assoluto: l’infiltrazione d’acqua non lo è, a meno di una prova
particolarmente rigorosa sul momento dell’insorgenza e sul suo
protrarsi. Non giova ai contribuenti eccepire di aver comunque
«stabilito» la residenza nell’immobile acquistato: la realtà fattuale è
irrilevante ai fini dell’agevolazione quando risulta in contrasto con
il dato anagrafico. Né conta che il proprietario dell’immobile sia
riuscito a ottenere il trasferimento della residenza dopo la scadenza
dei diciotto mesi canonici. E ciò anche se chi aspira al beneficio
fiscale dimostra di essersi almeno attivato per ottenere il cambio di
indirizzo dal Comune.