"Primari, basta concorsi meglio raccomandare"
«Quando
un ospedale ha bisogno di un primario è ovvio che cerchi, fra tutti i
medici possibili, la persona che ha le caratteristiche che più servono.
Bandire un concorso è ridicolo, un’idiozia pura. I concorsi vanno
cancellati, le nomine devono essere dirette».
Il professor Paolo
Gallinaro, direttore della prima Clinica ortopedica del Cto, s’infuria,
dopo il nuovo caso giudiziario nato da un esposto in procura a seguito
la nomina – all’ospedale Valdese – di un medico ex aiuto-chirurgo di un
membro della commissione esaminatrice.
Basta concorsi?
«Scusi, lei pensa che quando Marchionne deve scegliere il responsabile di un settore in Fiat bandisca un concorso?».
Marchionne lavora in un’azienda privata.
«E
questo cosa significa? Parliamoci chiaro: sappiamo tutti che i bandi
vengono costruiti a misura di candidato da scegliere. E sa che cosa le
dico? Che è giusto così. Quando c’è un posto vacante non serve mai un
sostituto qualsiasi, serve sempre una persona con determinate
caratteristiche. Che so: un anestesista specializzato in terapia del
dolore, o particolarmente capace nelle anestesie periferiche, oppure
con doti innate di organizzatore. Uno non vale l’altro».
Appunto, i concorsi servono per selezionare il migliore fra tanti.
«Il
migliore? Qui parliamo di persone esperte, quindi tutte idonee: sfido
una commissione, qualunque commissione, a dire che un aspirante
primario è un incapace. I concorsi sono quelli ippici, dove un cavallo
arriva primo, l’altro secondo, un altro ancora terzo. Nei concorsi da
primario non c’è graduatoria, la differenza sono le caratteristiche
particolari: si sceglie, fra i bravi, chi ha specifiche capacità. Serve
un concorso per scoprirlo?».
Secondo lei no?
«Scelga
il direttore generale e stop! Senza tanto cine. I concorsi in Italia
sono “sepolcri imbiancati”, come nascondersi dietro a un dito.
Ridicolo».
Nel caso del Valdese il «maestro» di un candidato era in commissione. Come lo giudica questo?
«Non
voglio entrare nel merito di una questione specifica: dove ci sono o ci
saranno irregolarità o questioni di opportunità giudichino pure i
signori con la toga. Io dico solo: “Basta nasconderci dietro al dito
dei concorsi”».
Un direttore può sbagliarsi, nella sua scelta, essere soggetto a pressioni…
«Così no?».
Mi dica lei…
«Il
direttore generale nomini chi ritiene più adatto; naturalmente se ne
assumerà la responsabilità. Se sceglie un cretino perché è nipote di
questo o quel politico, o perché è cugino del vescovo, poi ne
risponderà. Dopo il secondo o il terzo incapace che nominerà, qualcuno
darà dell’incapace al direttore generale e caccerà lui».
Detto così non fa una piega…
«Certo
che non la fa. Sa cosa succede all’estero? Si dichiara vacante un
posto, si indicano le caratteristiche del medico che serve, poi si
ricevono le domande. Si fa una prima selezione, poi un’altra, poi un
colloquio. E alla fine sceglie il direttore. La mia allieva Isabella
Fassola ha presentato le sue credenziali alla University of Southern
California quattro anni dopo aver preso la specialità a Torino. Mi
hanno chiesto una relazione su di lei, e sa come si chiama questa
relazione? “Lettera di raccomandazione”. La raccomandazione è
legittima, se ritengo che un mio allievo sia valido. Ma dev’essere
raccomandazione palese, alla luce del sole, possibile per tutti».
Risolverebbe le questioni che sorgono quasi sistematicamente? Sospetti, lettere anonime, ricorsi…
«Un
concorso ha senso se poi ci sarà una graduatoria, come accade a livello
più basso. Ma che senso ha, dove la scelta è solo su uno?».
Nessun rischio, in questo sistema?
«Qualsiasi
sistema può nascondere pericoli o storture, ma in tutto il mondo si fa
così. Mi stupisce che gli ospedalieri, finora, non si siano opposti a
questa presa per i fondelli».