Processo breve, esame del ddl alla Camera Domani alle 20 il voto, il Pd legge la Carta
Nell’Aula della Camera si lavora ad oltranza all’esame del ddl sul cosiddetto processo breve. La norma, contestata dalle opposizioni, che accusano il governo di voler metter in piedi un’altra legge ad personam, volta a favorire Silvio Berlusconi, è stata al centro del dibattito parlamentare, in una giornata caldissima. Sul ddl fa quadrato la maggioranza: prima dell’inizio dell’esame del testo, in mattinata, da Lussemburgo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, rispondendo alle critiche di chi ritiene che la norma possa avere un effetto di ‘amnistia’ per una serie di episodi gravi (come la strage di Viareggio), ha ribadito che la prescrizione breve “incide in termini molto tenui solo sul versante degli incensurati”. Francesco Pionati, segretario di Alleanza di Centro e portavoce del gruppo di Iniziativa Responsabile, ha annunciato da parte sua che “il gruppo dei Responsabili voterà senza incertezze e tutto compatto la riforma”. Ma non ci sta l’opposizione: per Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Alfano con le sue dichiarazioni ”ha ammesso pubblicamente l’incidenza delle norme sulla prescrizione breve: a questo punto il Parlamento deve sapere”, afferma. Critiche anche dall’Idv. Con la prescrizione abbreviata “tante migliaia di processi – nota Antonio Di Pietro – non arriveranno alla sentenza” e ”tutto questo per salvare Berlusconi dal processo Mills”. Ironizza invece sui numeri della maggioranza il capogruppo dell’Idv in Senato, Felice Belisario. “Il governo dovrà allestire delle tendopoli anche in Parlamento, visto che gli esponenti della maggioranza saranno costretti a lavorare”, dice, riferendosi alla lettera con cui Cicchitto raccomanda la massima presenza in Aula ai parlamentari di maggioranza. In apertura dei lavori, Roberto Giachetti, del Pd, ha chiesto il rinvio in commissione del testo, ma con uno scarto di 11 voti la Camera ha respinto la richiesta. Decisiva è stata la presenza dei ministri in Aula. Dal Pd hanno scelto quindi di intervenire con la lettura degli articoli della Costituzione “che con il vostro voto adesso state calpestando”. Il capogruppo Dario Franceschini ha letto l’articolo 1, poi hanno preso la parola il segretario Pier Luigi Bersani, che ha citato l’articolo 2; il vice Enrico Letta, con l’articolo 16; poi Massimo D’Alema, che ha letto l’articolo 87. E’ stata quindi la volta di Rosy Bindi (articolo 3), Beppe Fioroni (articolo 24), Piero Fassino (articolo 67), Marina Sereni (articolo 68), Walter Veltroni (articolo 27) e di altri deputati del Pd. D’Alema, dopo aver letto l’articolo della Carta sui poteri del presidente della Repubblica, ha aggiunto: “Mi sia consentito ancora di leggere la prima riga dell’articolo successivo: ‘il presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere’. Più che una lettura è un auspicio”. Poi, a proposito del capo dello Stato, ha detto: “meno male che c’è” perché “in questo momento rappresenta l’unico punto di riferimento per i cittadini”. Parlando della protesta messa in atto dal Pd, Bersani ha spiegato: “Noi siamo il partito della Costituzione e vogliamo esserlo. Oggi si sta infliggendo una ferita molto seria all’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”. Il Pd ha poi chiesto che la Camera votasse a scrutinio segreto l’articolo 3 del ddl sul processo breve, ma la capigruppo riunitasi, intorno alle 18, ha detto no, decidendo che l’esame del testo sarebbe invece andato avanti in seduta notturna. Il voto finale sul provvedimento è previsto per domani intorno alle 20.