Processo Eternit, pm Guariniello chiede 20 anni per capi azienda
Il pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello ha chiesto una condanna a 20 anni per Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, barone belga di 89 anni, i due alti dirigenti della multinazionale dell’amianto Eternit, nella cinquantesima udienza del maxi-processo per migliaia di morti in corso a Torino.
Le accuse contestate sono di disastro ambientale doloso (per l’inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. L’accusa ha chiesto anche tre pene accessorie: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’incapacità di trattare con la pubblica amministrazione per tre anni e l’interdizione temporanea dalla direzione di imprese per dieci anni.
«In tanti anni non avevo mai visto una tragedia come questa», ha detto Guariniello durante
la parte finale della sua requisitoria. «Prima di pensare a quali pene chiedere – ha spiegato il pm – ho voluto rileggere le pene inflitte per i casi più gravi di disastri o di morti, tra cui i tanti morti nelle aziende amiantifere della nostra zona e anche i sette della ThyssenKrupp. Una tragedia come questa, però, non mi era mai capitata: ha colpito regioni diverse nel nostro paese, popolazioni di lavoratori e di cittadini. Continua a seminare morte e continuerà a farlo chissà per quanto».
Quello ai vertici della Eternit è il più grande processo per amianto d’Europa. La Procura di Torino procede per migliaia di persone morte o ammalate a causa dell’amianto lavorato in quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetica: Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). I fatti contestati vanno dal 1952 al 2008. Le parti civili ammesse dal Tribunale sono oltre seimila, principalmente ammalati (di asbestosi, tumori e altre patologie) o parenti di vittime. Proprio i loro legali inizieranno a parlare a partire dalla prossima udienza del processo, in programma lunedì. Visto il grande numero, il presidente del tribunale Giuseppe Casalbore ha previsto che ognuno di essi potrà intervenire per non più di un quarto d’ora.
La pena richiesta dal pm Guariniello per i due alti dirigenti della Eternit è di 12 anni, ma è stata accresciuta a 20 in quanto il reato è stato continuato. «E continua ancora oggi», ha precisato il magistrato. «La tragedia – ha continuato – si è consumata sotto un’unica regia senza che mai nessun tribunale abbia chiamato i veri responsabili a rispondere».
Secondo la tesi dell’accusa, «si parla di dolo non solo eventuale, ma addirittura diretto. Abbiamo accertato, infatti, che gli imputati non si sono limitati ad accettare il rischio che il disastro si verificasse e continuasse a verificarsi, ma lo hanno accettato e continuano ad accettarlo ancora oggi». Ad aggravare il quadro accusatorio il fatto che gli imputati «sono stati mossi dalla precisa volontà di negare la cancerogenicità dell’amianto e di proseguire l’attività a tutti i costi, tra i quali anche il mettere a repentaglio la salute della popolazione e dei lavoratori».