Protocollo di Kyoto. L’UE abusa del commercio delle emissioni e distorce il mercato
Roma, Italia — Gli Stati europei stanno colpevolmente permettendo alle industrie di produrre tonnellate di CO2 a piacimento e senza pagare alcun costo, questa l’accusa delle organizzazioni ambientaliste WWF, Greenpeace e Amici della Terra. La maggior parte dei Paesi europei sta concedendo alle proprie industrie delle generose quote di emissione per il periodo 2005-2007, come si evince dai dati contenuti nel rapporto della Commissione Europea sulle emissioni degli impianti inseriti nello Schema di Commercio di Emissioni dell’Unione Europea (EU Emission Trading Scheme- ETS).
La Commissione Europea e gli Stati Membri devono, inoltre, assicurare che i quantitativi di emissioni di CO2 possibili siano significativamente ridotti nella seconda fase dell’Emission Trading System, di prossima discussione e che prenderà in considerazione il periodo 2008-2012.“Il mercato può essere funzionale e creare incentivi per le industrie meno inquinanti se le emissioni vengono fissate ad un livello che sia in linea con gli obiettivi di Kyoto, in grado di far raggiungere all’Europa gli obblighi internazionali” – afferma Stephan Singer, capo ufficio europeo Clima e Energia del WWF -“Una perdita di credibilità dell’ETS minerà anche la credibilità dell’ Unione Europea durante i negoziati per gli obiettivi di Kyoto dopo il 2012”.La situazione delineata mostra come i livelli di emissioni degli impianti consentite per il 2005 dall’ETS, siano diverse milioni di tonnellate al di sopra dei limiti consentiti. I dati relativi a paesi come Germania, Francia, Olanda, Svezia e Lituania, mostrano che le generose emissioni concesse alle grandi industrie hanno distorto il mercato e provocato il declino del prezzo dell’anidride carbonica, riducendo così anche la credibilità dell’ETS.Per quanto riguarda la posizione dell’Italia, benché il registro delle emissioni non sia ancora definitivo, sembra prefigurarsi un quantitativo di emissioni effettive per il 2005 superiore alle quote assegnate gratuitamente per lo stesso anno di circa 7 milioni di tonnellate. Enel da sola, la principale società di generazione elettrica, ha registrato emissioni di 8 milioni di tonnellate superiore all’assegnazione. Da un lato assegnazioni troppo generose in molti paesi dell’Europa, dall’altro imprese ancora poco interessate alla sostenibilità.“In Italia, sotto la spinta del settore termoelettrico si vanificalo strumento di mercato su cui l’Unione Europea ha puntato per ridurre le emissioni. Questo è ancora più grave visto che l’Italia è già fuori del Protocollo di Kyoto”afferma Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace.Le richieste di WWF, Greenpeace, Amici della Terra agli Stati membri sono chiare: recepire i Piani nazionali di Assegnazione dei permessi per la seconda fase, con tetti stringenti e regole credibili e trasparenti. Gli Stati membri dovrebbero utilizzare il meccanismo della vendita delle quote del 10% massimo del livello consentito e creare delle connessioni chiare tra le assegnazioni e le produzioni meno inquinanti. Contemporaneamente, la Commissione europea dovrebbe rifiutare tutti i Piani privi di ambiziosi limiti alle emissioni.