Pubblicità ingannevole, quali rimedi
Nel 2009 l’Antitrust ha comminato 35 milioni di multe alle aziende che hanno diffuso pubblicità ingannevoli, in primis nel settore delle comunicazioni. Ma a difesa dei consumatori ci sono leggi e istituzioni. Allora perché i casi di violazioni non diminuiscono? Il convegno di Consumers’ Forum ha fatto dialogare vari attori, cercando di dare delle risposte.
Il principale veicolo della pubblicità ingannevole è internet, perché è veloce e sfugge al controllo. Nel 2009 sono stati 84 i procedimenti avviati dall’Antitrust su messaggi ingannevoli diffusi in rete, contro i 76 del 2008. Ma sono aumentati anche gli spot ingannevoli diffusi dalla Tv e dalla stampa: 30 i procedimenti avviati nel 2009 dall’Antitrust sugli spot televisivi, contro i 18 del 2008, e 63 quelli avviati dall’Autorità sui messaggi diffusi a mezzo stampa, contro i 50 del 2008.
Questi sono soltanto alcuni dei dati diffusi durante il convegno promosso da Consumers’ Forum dal titolo “La pubblicità: tra tutela del mercato e difesa del consumatore”, che si è svolto ieri a Roma. La pubblicità dunque, come anticipato ad Help Consumatori dal Presidente di Consumers’ Forum Sergio Veroli, è al passo con i tempi. Nel corso degli anni, infatti, è cambiata nel mezzo di diffusione e nei contenuti, diventando sempre più emozionale e sempre meno informativa.
Nel 2009 l’Antitrust ha riscontrato 239 casi di violazioni e ammontano a 35 milioni di euro le multe comminate dall’Autorità. Il settore più multato è stato, senza grosse sorprese, quella delle “Comunicazioni”, con 60 casi di violazioni e 13,7 milioni di euro di sanzioni; al secondo posto c’è il settore del “Credito e assicurazioni” con 53 casi per oltre 8 milioni di euro di multe; seguono i settori “Alimentari, farmaceutico e trasporti” (40 casi e 5,4 milioni di euro di sanzioni), “Energia e Industria” (41 casi e 4,8 milioni di euro di multe) e la voce “Servizi” con 45 casi di violazioni e multe per 3,5 milioni di euro.
Dal lato meno istituzionale, a tutelare il consumatore c’è anche l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) che può bloccare le campagne pubblicitarie ingannevoli e fornisce pareri preventivi alle aziende che vogliono sottoporre la loro campagna pubblicitaria all’Istituto, prima di lanciarla. Attraverso questo controllo preventivo, nel 2009 l’IAP ha impedito la diffusione di ben 931 casi di messaggi scorretti, fornendo 139 pareri preventivi, contro i 40 del 2008. L’IAP ha iniziato la sua attività nel 1966 e da allora ha esaminato quasi 18.000 casi; l’87% di questi riguardano provvedimenti a favore della tutela del consumatore.
La domanda cui ha cercato di dare una risposta il convegno di Consumers’ Forum è stata: come possono i consumatori e le aziende corrette tutelarsi di fronte ad operatori che agiscono con pratiche aggressive e ingannevoli? Si è partiti da una ricostruzione delle norme a tutela del consumatore e del mercato. “Per molto tempo, in campo privatistico, la tutela del consumatore non è stata autonoma, ma funzionale alla tutela dell’impresa – ha spiegato l’Avvocato Paolina Testa – Per assurdo, quindi, se nessun’impresa concorrente veniva disturbata dalla pubblicità ingannevole di un’azienda, quella pubblicità poteva continuare ad esistere. Negli anni ’60 viene introdotta per la prima volta una rilevanza autonoma del consumatore, con un divieto generale di pubblicità ingannevole”.
Dunque da una parte ci sono le norme e gli organismi che cercano di farle rispettare e dall’altra c’è il consumatore che può sembrare sempre più attento a quello che la pubblicità dice, ma continua ad essere vittima delle informazioni parziali e confuse che i messaggi pubblicitari gli offrono.