Quando fare riprese video all’aperto può violare la privacy
Riprendere scene di vita quotidiana all’aperto può
essere violazione della privacy. La Cassazione (sentenza 47165) spiega
quando le scene di vita catturate non all’interno di un locale ma
dall’esterno possono, o meno, essere lecite: «è imprescindbile
accertare se, all’atto dell’intrusione nella sfera privata» ci sono
«preclusioni alla ripresa ovvero se, per conseguire la captazione»
vengano adottati tutti «gli accorgimenti volti a superare infissi,
recinzioni» e ogni altro ostacolo che precluderebbero «naturalmente la
visione».
Il caso
E’ stata annullata una condanna
per interferenze illecite nella vita privata nei confronti di una
coppia residente ad Imperia che aveva effettuato riprese dei movimenti
delle figlie dei vicini di casa attraverso una telecamera, mentre
giocavano nel giardino confinante. La doppia condanna per le riprese
video era stata inflitta sia dal Tribunale di Imperia (febbraio 2006)
che dalla Corte d’appello di Genova, nel marzo 2009. Ora la Cassazione
ha accolto le ragioni esposte dalla difesa della coppia autrice delle
riprese. I difensori spiegano che «le scene captate erano agevolmente
percepibili ad occhio nudo, non esistendo ostacoli fisici alla visione
del giardino confinante da parte dell’abitazione degli stessi». E la
Cassazione, rinviando il caso alla Corte d’appello di Genova, ha
giudicato «giustificato» il quesito posto che, se confermato, «esclude
l’integrazione» del reato. E rileva che, nel giudicare se le riprese
possono essere ammesse o meno «è necessario bilanciare l’esigenza di
riservatezza e la naturale compressione del diritto imposta dalla
concreta situazione di fatto o, ancora, la tacita, ma inequivoca
rinuncia al diritto stesso, come accade nel caso di persona che, pur
fruendo di un sito privato, si esponga in posizione visibile da una
pluralità indeterminata di soggetti».