QUANDO IL CONDOMINIO DIVENTA DAVVERO UNA CASA COMUNE
In sette regioni italiane molti anziani hanno già trovato assistenza in casa propria grazie ai progetti pilota di co-housing e co-working. Iniziative che riguardano case
comuni e portieri sociali: l’assistenza cambia volto e a questi progetti guarda con sempre maggiore attenzione il Governo, perennemente in cerca di metodi per tagliare i costi del welfare.
non solo sanitari, ma prima di tutto sociali, mentre ammontano a circa 4 milioni gli anziani con lievi
disabilità che non richiedono un’assistenza sanitaria specifica e continua.
«Per favorire la permanenza degli anziani a casa propria, contrastando le
degenze improprie che raggiungono oggi il 20% e ridurre così i costi
socio-assistenziali – ha spiegato il presidente Sigg Nicola Ferrara – sono già in atto nuovi progetti di assistenza agli anziani in sette regioni». Le iniziative puntano a realizzare un welfare fatto in casa, anzi,
“in condominio”.
Ecco allora le badanti di condominio in
grado di assistere con costi ridotti due o più anziani che abitano nello stesso
stabile, ed ecco i ‘co-housing’, per condividere abitazioni diventate troppo grandi e
costose per una persona sola, e ancora i portieri sociali, le case comuni ed i ‘care manager’. Non tutto questo è già realtà, ma un modello verso il quale sempre più la geriatria tende. Si cerca insomma di elaborare un’idea di vecchiaia in cui la casa e il condominio possano
rappresentare un luogo privilegiato dove misurare soluzioni per un
invecchiamento attivo, come ha fatto notare Roberto Bernabei, presidente di “Italia
Longeva”.
Il progetto, partito
con successo dall’Emilia Romagna, si sta diffondendo in Lombardia, Friuli
Venezia Giulia, Piemonte, Puglia e Basilicata. L’anziano utilizza la badante per il tempo necessario, poi l’assistente
familiare può ottimizzare il proprio lavoro senza perdere tempo in spostamenti
da una parte all’altra della città. Lo stesso principio viene applicato nel
progetto “Pronto badante” in corso di sperimentazione da 6 mesi in
Toscana, grazie al quale, attraverso un numero verde, entro 48 ore presso
l’abitazione dell’anziano interviene un “tutore”, quando si
manifestano per la prima volta situazioni di disagio o di fragilità.
«Modelli certamente virtuosi e da seguire – osserva il presidente di NOI CONSUMATORI Angelo Pisani – ma sia ben chiaro che non possono sostituirsi ad un welfare che il Governo riduce sempre più all’osso, fino al punto che nei quartieri periferici delle grandi città cresce il numero degli anziani e degli invalidi privi di qualsiasi forma di assistenza e letteralmente abbandonati dallo Stato al proprio infelice destino. Questo non è tollerabile».