Ragioneria dello Stato: sui servizi essenziali troppe differenze tra Nord e Sud
La Sicilia spende 472 euro ad abitante per servizi sanitari, il Lazio,
329, la Lombardia, 159. Un bambino alle elementari, in Campania, costa
326 euro, in Veneto, 227, in Calabria, 373. Spese diverse, anche, per
uno studente alle superiori: la regione più “economica” di tutte è
l’Emilia Romagna, con, appena, 217 euro a ragazzo. La più “cara”, la
Basilicata, con 369 euro. E mentre nel Lazio si spendono,
complessivamente, oltre 3 milioni per la sicurezza e l’ordine pubblico,
in Molise si supera a fatica quota 105mila euro. A disegnare un’Italia
a 2, 3, 4 velocità sul fronte della spesa per servizi pubblici
essenziali, come istruzione, sanità, sicurezza, è l’annuale rapporto
della Ragioneria generale dello Stato sulla distribuzione regionale
della spesa statale.
I dati elaborati si riferiscono al 2007 e riguardano, con
l’esclusione dei rimborsi di prestiti, tutti quei pagamenti erogati
dallo Stato, anche attraverso risorse comunitarie, per spese correnti e
in conto capitale, distinti per regione di destinazione.
Complessivamente, sono state analizzate spese per circa 630 miliardi di
euro, di cui 506 sono state “regionalizzate”, cioè, attribuite a
livello territoriale.
Come nel 2006, la regione che ha ricevuto più risorse pubbliche di
tutti è stata la Lombardia, con 75,2 miliardi di euro (il 14,9% del
totale). A seguire, il Lazio, con 56,9 miliardi (11,2%), la Campania,
con 43,6 miliardi (8,6%) e la Sicilia, con 42, 2 miliardi (8,3 per
cento). Fanalini di coda, la Valle d’Aosta, con 2,2 miliardi (0,4%), il
Molise, con 3 miliardi (0,6%) e la Basilicata, con 5 miliardi (1 per
cento). Posizione intermedia, per Emilia Romagna, con 35,7 miliardi
(7%), Piemonte, con 37,2 miliardi (7,3%), Puglia, con 31,5 miliardi
(6,2%) e Veneto, con 34,5 miliardi (6,8 per cento). A livello
territoriale, la maggior parte di fondi è arrivata al Nord (circa il
45% delle risorse complessive). Dietro, il Centro (30 per cento).
Ultimo posto, per il Sud, dove sono stati trasferiti più o meno 130
miliardi di euro (25% del totale).
Una realtà già di per se variegata, che non finisce di stupire se
si vanno a vedere le destinazioni finali delle spese. Cioè, per
finanziare alcuni importanti servizi essenziali. Si scopre, così,
sfogliando le oltre 338 pagine del rapporto della Ragioneria, che per
la sicurezza e l’ordine pubblico, solo 4 regioni hanno speso più di un
milione di euro. E, cioè, Campania (1,6), Lazio (3), Lombardia (1,8) e
Sicilia (1,6). Sul fronte trasporti, poi, Lazio e Lombardia,
distanziano tutti, spendendo, rispettivamente, 1,6 e 1,4 milioni di
euro. Per la protezione dell’ambiente, è il Veneto la regione più
attiva: nel 2007 ha speso 490mila euro.
Salute e istruzione rappresentano, invece, seppur per motivi
diversi, casi “emblematici”. Per i servizi sanitari, le 2 regioni che
hanno speso più soldi di tutti sono state Sicilia e Campania: oltre 2
milio di euro. Praticamente, 472 euro per ogni cittadino siciliano e
357 per uno campano. Con servizi sanitari offerti alla gente, però, che
non sono proprio sinonimo di eccellenza. E men che meno proporzionali
alle risorse spese. A differenza, invece, di regioni come il Piemonte o
la Toscana, dove la sanità mostra, comunemente, indicatori di maggior
efficienza, ma la spesa pubblica pro capite per tale voce scende,
rispettivamente, a 105 e 149 euro ad abitante.
Discorso a parte merita l’istruzione. Qui, regionalizzando la spesa
statale, si può notare come, alla primaria, un bambino campano sia
costato 326 euro, mentre uno lombardo, 214. E, ancora, in Umbria, la
spesa è stata di 255 euro e in Basilicata di 335. Una situazione
“singolare”, considerato come il servizio offerto (e spesato), la
frequenza a una scuola elementare, dovrebbe essere identico, da Palermo
a Milano. Il nuovo federalismo fiscale è, ancora, in cantiere, ma sono
già tanti i problemi che si ammucchiano sul tavolo, in attesa di
trovare la giusta soluzione.