Reati ambientali e abusi edilizi: la Campania ottiene il primato!
Un record difficile da intaccare: in
15 anni di rapporti «Ecomafia» stilati da Legambiente, la Campania è
sempre saldamente in vetta per reati ambientali e abusi edilizi. Due
settori che non conoscono crisi se nel 2008 sono state costruite 6mila
case fuorilegge mentre negli ultimi tre anni sono state smaltiti 13
milioni di tonnellate di rifiuti. E così in Italia un reato su sei,
scrive Legambiente incrociando i dati di inchieste e sequestri da parte
delle forze dell’ordine, viene commesso in Campania. E come sia
possibile lo spiega il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso
nella prefazione del rapporto: «Connivenze tra pubblica amministrazione
e organizzazioni criminali». I rifiuti. L’intero comparto (illegale,
ovviamente) in Italia ha macinato un fatturato di 7 miliardi ma oltre
la metà ha regia e destinazione tutta campana. Qui sono finiti tredici
milioni di tonnellate di scorie tossiche grazie a giri di bolla fasulli
e l’opera instancabile di colletti bianchi ansiosi di arricchirsi.
Eppure è difficile non vedere perché per movimentare questi mole enorme
di veleni occorrono 520 mila tir che, messi in fila, farebbero una
colonna di mille chilometri. È la collusione a farli sparire, spiega
Piero Grasso. «In Campania prospera quel sistema criminale della
camorra che si fonda sulla dissimulazione della reale natura dei
rifiuti, prevede il controllo delle discariche abusive e spesso
esercita attività estorsiva nei confronti delle imprese. Senza contare
che – tuona il procuratore nazionale – appartenenti alla pubblica
amministrazione sono i primi conniventi di queste organizzazioni
criminali, facilitando l’acquisizione di provvedimenti autorizzativi
per impianti fatiscenti e carenti». Naturale, quindi, che la «veleni
spa» campana guidi la classifica con 3911 reati accertati, 4591 persone
denunciate e 137 arresti nel 2008 e in regione, secondo l’Arpac, ci
siano 2551 siti da bonificare tra discariche e sversamenti di residui
industriali. L’allarme. In base a dati e notizie dei carabinieri, è
scattato un allarme per l’Irpinia. Perché è stata tracciata una nuova
rotta per lo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi: parte dal
Napoletano, dal Casertano e si dirige lungo l’Ofantina e l’Ofantina bis
per sversare nei boschi dell’Irpinia. A confermarlo numeri e
coincidenze sospette. Troppo. Ovvero 10 discariche scoperte e 32 tir
sequestrati. Tutti trasportavano rifiuti speciali ed erano guidati da
pregiudicati napoletani. L’abusivismo. Per capire come questa regione
faccia la parte del leone nel cemento selvaggio, basta citare un dato:
nel 2008 sono state denunciate 1685 persone e sequestrati 625 manufatti
(quasi 3,5 reati e 5 denunciati al giorno). In Calabria, invece, al
secondo posto della classifica, i sequestri sono stati esattamente la
metà. Già, perché la Campania è l’unica regione dove possono sorgere
interi quartieri abusivi senza che nessuno se ne accorga. Come si è
scoperto solo dopo a Giugliano, a Licola o a Sant’Antimo. Ma non si
salva, a scorrere la relazione, nemmeno il capoluogo partenopeo.
Perché, a parte le costruzioni abusive sorte a Pianura durante gli
scontri contro l’apertura della discarica (come racconta ai magistrati
un pentito), sono state circa 1200 le denunce di abusi edilizi arrivate
al comune di Napoli. A queste occorre aggiungere le 150 segnalazioni
mandate dalla Procura a palazzo San Giacomo. Pochissime le demolizioni:
appena 70, la maggior parte ai Camaldolilli. La maglia nera. Nel
Salernitano la maglia nera degli illeciti edilizi. Comprese zone di
pregio come la costiera amalfitana e cilentana (200 strutture
sequestrate) o zone dove le demolizioni sono praticamente inesistenti.
Come l’agro nocerino-sarnese (dove, in dieci anni, su su 3479 ordinanze
di demolizione, ne sono state eseguite 42) o l’area di Capaccio-Paestum
dove 300 ordinanze di demolizione rimangono nei cassetti: nemmeno una
eseguita. Da qui l’accusa del presidente regionale di Legambiente:
«Magistratura e forze dell’ordine continuano a fare il loro dovere,
mentre la classe politica, nonostante i proclami, non ha mai avviato il
motore delle ruspe», accusa Michele Buonomo.