Regione Campania, rimborsi d’oro per i politici: quattro consiglieri verso il giudizio
Avrebbero presentato certificati
falsi per intascare indennità non dovute. Avrebbero dichiarato di
essere residenti fuori Napoli, o addirittura all’esterno della
regione, per incassare rimborsi per raggiungere il Consiglio
regionale. Sono queste le conclusioni della Procura di Napoli, che
ha indirizzato avvisi di garanzia a carico di quattro consiglieri
regionali, al termine di un’inchiesta che prende di mira le
«indennità di spese di viaggio», soldi sborsati per alcuni mesi
dalle casse di Palazzo Santa Lucia. Sotto accusa finisce Enzo
Rivellini, oggi parlamentare europeo in quota Pdl, ma anche Pietro
Diodato e Luciano Passariello (entrambi in forza al Pdl) e Giuseppe
Russo, esponente invece del Pd. Truffa aggravata ai danni dello
Stato e falso sono le accuse mosse a Rivellini e Diodato, mentre per
Passariello e Russo c’è solo l’ipotesi di truffa. Tecnicamente si
tratta di quattro avvisi di conclusione delle indagini, l’atto che
esprime in genere la volontà da parte della Procura di chiedere il
rinvio a giudizio a carico degli indagati. Un’inchiesta nata da una
tambureggiante denuncia del Mattino, che per primo aveva segnalato
il caso anomalo di consiglieri regionali che risiedevano lontano da
Napoli e finanche dalla Campania. Indagine condotta dal pm del pool
mani pulite Graziella Arlomede, in forza alla sezione dell’aggiunto
Francesco Greco. Indagine approfondita, su cui la Procura è andata
giù pesante, tanto da chiedere gli arresti ai domiciliari a carico
di tre dei quattro indagati – vale a dire per Rivellini, Diodato e
Passariello, e una misura meno afflittiva per Russo (obbligo di
dimora) -: si tratta di conclusioni rigettate appena la scorsa
settimana dal gip Aldo Policastro. Stando al giudice, per Rivellini
e Diodato sarebbero venute meno le esigenze cautelari, sia in
relazione alla nomina di europarlamentare del primo, sia in virtù
della disponibilità da parte di Rivellini e Diodato a rinunciare
all’indennità di viaggio. Sotto inchiesta un preciso lasso di tempo,
a partire dalla presentazione di certificati (ritenuti falsi) di
cambio di residenza. È così che Rivellini
– diventato famoso per le sue denunce sulla malasanità, ma anche per
il suo intervento in dialetto napoletano in Parlamento europeo –
sembra strappare un record personale in termini di gettoni d’oro:
dal 2 marzo del 2006 va formalmente a vivere in Falconara Albanese
(Cosenza), intascando una liquidazione pari a
circa 40mila euro, vale a dire 309 euro mensili dal giugno al
dicembre 2006, dal gennaio 2007 fino al gennaio 2008. Più basso
invece l’importo della presunta truffa contestata al consigliere
regionale Pietro Diodato. Che avrebbe eletto domicilio nel comune di
Minturno, finendo nel mirino della Guardia di Finanza per trasferte
ritenute fasulle, virtuali, inesistenti. Anche qui si fanno i conti,
tanto che Diodato avrebbe intascato «un ingiusto
vantaggio patrimoniale» di 19.791 euro, in un periodo
compreso tra novembre e dicembre 2006 e dal gennaio del 2007 al
settembre 2008. Meno sostanziosi i conti a carico degli altri due
indagati: 14.868 euro vengono ricondotti
alle indennità chilometriche di Luciano
Passiariello, in quanto formalmente residente a
Sant’Anastasia (marzo 2007-ottobre 2008); mentre è di 6505 euro la presunta truffa riconducibile a Giuseppe
Russo. Si tratta di politici in carriera, per i quali è
corretto ribadire il principio di innocenza fino a prova contraria,
dal momento che tutti si dicono convinti della possibilità di
dimostrare la correttezza del proprio mandato politico. Per mesi, la
Procura ha dunque passato al setaccio i ticket chilometrici, tanto
da analizzare le bollette di luce, acqua e gas nelle residenze
ufficiali dichiarate dai personaggi coinvolti: un modo per
dimostrare che le case non erano effettivamente abitate. Poi, al di
là dei dati tecnici, è arrivata anche l’escussione di Salvatore
Ronghi (oggi in forza Mpa), ascoltato dal pm come teste d’accusa nel
presunto scandalo dei gettoni d’oro.