Regioni, tagli alle Comunità Montane. A rischio oltre 1200 posti
società partecipate ma anche le Comunità montane. Il piano di
stabilizzazione finanziaria è drastico e prevede il trasferimento delle
funzioni e del personale alle Province con la conseguente soppressione
dei venti enti. Alla base del taglio c’è la pesante e grave situazione
economica dovuta alla scelta dello Stato, a partire dal 2010, di non
concorrere più al finanziamento delle Comunità montane lasciando
l’onere interamente alle Regioni.Il punto è che la
Regione non è in più grado di provvedere tanto che la giunta ha potuto
stanziare nel bilancio 2011 appena 52 milioni. La manovra prevede anche
il blocco del turn-over e a rischio è il rinnovo dei contratti a tempo
determinato per circa 1.200 dipendenti.
Per la Regione la riforma è necessaria non solo per fare cassa ma anche
per snellire le procedure burocratiche attraverso una razionalizzazione
delle funzioni. Il piano di riordino parte da alcuni dati: in Campania
le Comunità montane sono venti, per un totale di 54 assessori e 263
componenti dei consigli generali.
I dipendenti sono 4.200 tra forestali e impiegati (700). Nel biennio
2009-2010 la Regione ha stanziato 246 milioni e 890mila euro, risorse
impiegate in gran parte per il funzionamento delle stesse Comunità e per
il pagamento del personale.
Oggi Palazzo Santa Lucia non è più in grado di sostenere questi costi
non fosse altro perchè è venuto meno il concorso dello Stato che con la
finanziaria 2010 ha chiuso i rubinetti (e per lo scorso anno non fu
neanche rifinanziato il fondo nazionale per la montagna).
Fra l’altro già negli anni precedenti c’era stato un netto taglio dei
fondi ordinari destinati alle Comunità montane italiane: solo nel 2008
la dotazione complessiva era stata portata a 90 milioni rispetto ai 189
del 2007. «La drastica riduzione dei fondi statali – si legge nel piano
di stabilizzazione – a favore delle Comunità montane espone la Regione
a oneri finanziari ulteriori e non più sostenibili…