NAPOLI (4 marzo) – Cara è costata agli automobilisti campani la revisione obbligatoria delle proprie vetture presso le officine private autorizzate, prevista dopo i primi quattro anni per quelle nuove e ogni biennio per quelle vecchie. Nel 2009 i campani hanno speso, infatti, 202 milioni, secondo le stime del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: nella cifra è compreso il pagamento della tariffa ufficiale fissata per le revisioni, pari a 69 milioni e mezzo nonché il costo, certo non irrilevante, delle necessarie operazioni di manutenzione e riparazioni dei veicoli al fine di superare i controlli previsti per poter continuare a circolare, che ha sfiorato i 132 milioni e mezzo. Naturalmente sono stati gli automobilisti napoletani, messi a confronto con quelli delle altre quattro province regionali, a dover sopportare il maggior esborso, poco più di 95 milioni e mezzo solo lo scorso anno per adeguare agli standard di legge i loro veicoli. Non solo veicoli privati ma anche utilizzati a fini industriali, trasporto passeggeri e così via. Quelli salernitani hanno speso la metà, circa 44 milioni, i casertani 33, gli irpini 17 e mezzo, i sanniti appena 12. Non è la regione italiana dove è stata spesa la cifra maggiore per le revisioni dei veicoli in circolazione, ma la Campania comunque si colloca al quinto posto nella graduatoria nazionale, dopo la Lombardia, saldamente in testa, il Veneto, il Lazio e l’Emilia Romagna. In ogni caso è sicuramente la regione meridionale i cui automobilisti hanno subìto il salasso maggiore per adeguare le proprie auto, i propri camion, le proprie moto, i propri veicoli industriali agli standard fissati dalla legge. Spulciando i dati del parco circolante in Campania forniti dall’Automobil Club Italia (che sono però di fine 2008, perché quelli dell’anno scorso ancora non sono pronti) emerge un fatto che balza subito agli occhi: il numero di veicoli Euro zero è altissimo, oltre 818mila sul totale di tre milioni e 337mila che ogni giorno scorazzano avanti e dietro. E questa cifra, che testimonia più di qualsiasi altra in modo molto eloquente, la vetustà dei mezzi che circolano sulle strade regionali, colpisce particolarmente l’attenzione, laddove invece in Italia i veicoli più inquinanti circolanti sono esattamente la metà dei 10 milioni e 348mila che rientrano nei parametri Euro 4. Nella regione di questi oltre 818mila la quasi totalità, ben 618mila, è alimentata a benzina, 140mila circa a gasolio, molto pochi, circa 59mila a gas petrolio liquefatto o a metano. Sull’altro versante sono appena 616.659 i mezzi in circolazione sulle strade campane contrassegnati dallo standard anti inquinamento Euro 4. E ciò a dimostrazione della vetustà di auto, moto, camion, autobus nella Regione e della scarsissima quantità di nuove vetture recentemente immatricolate. Peraltro è l’intero parco circolante italiano a essere mediamente vecchio, se si pensa che, secondo Econometrica, neppure il 5% dei veicoli è verde, facendo rientrare in questa categoria quelle alimentate a metano, a Gpl, ibride ed elettriche. Ciò a dimostrazione del fatto che se gli incentivi sono serviti a far crescere il mercato dell’auto, hanno però inciso in modo del tutto marginale sulla densità delle auto ecologiche. Nel leggere le statistiche di gennaio 2010 relative alle formalità che debbono essere espletate al Pubblico registro automobilistico nelle diverse province italiane, in Campania emerge, senza possibilità di smentite, un numero molto significativo: le prime iscrizioni, quindi le nuove immatricolazioni, sono la metà dei passaggi di proprietà, che riguardano invece il mercato dell’usato. Si tratta nel primo caso di circa 11.660, nel secondo di quasi 22.500. Ancor più eloquente il dato sulle radiazioni, cioè le cancellazioni dei veicoli al Pra, che sono oltre 16mila nella Regione, di cui più di 8mila solo nell’area metropolitana di Napoli. |