Ricorso al Giudice di pace: novità nel 2012 Col Decreto “Salva Italia”, nel 2012 cambiano le regole per chi fa ricorso al Giudice di pace contro una multa avvalendosi di un avvocato
Il Decreto “Salva Italia” incide anche sui ricorsi al Giudice di pace
contro una multa. Infatti, l’articolo 13 del Decreto legge 22 dicembre
2011, numero 212 (recante “Disposizioni urgenti in materia di
composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo
civile”, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle leggi dello Stato,
numero 297 del 22 dicembre 2011), modifica l’articolo 91 del Codice di
procedura civile, che trova applicazione nel contenzioso regolato dagli
articoli 6 e 7 del Decreto legislativo 1° settembre 2011, numero 150:
«Nelle cause previste dall’articolo 82, primo comma, le spese,
competenze ed onorari liquidati dal giudice non possono superare il
valore della domanda».
IN TERMINI PRATICI – Ora, quindi, il Giudice di pace può sì condannare
la parte soccombente al rimborso delle spese a favore dell’altra parte,
ma competenze e onorari liquidati dal Giudice non possono superare il
valore della domanda. Siccome parliamo di multe sui 100-200 euro, in
mano all’avvocato rimarrebbe ben poco. Insomma, la parcella la paga chi
fa ricorso, anche se poi il Giudice cancella la multa.
CITTADINO DISORIENTATO – La stranezza è che proprio pochi giorni fa la
Cassazione, sezione sesta civile, con la sentenza 26987, depositata il
15 dicembre 2011, ha accolto il ricorso di un automobilista che, pur
avendo ottenuto l’annullamento della contravvenzione, non si era visto
riconoscere il rimborso delle spese legali né dal Giudice di pace di
Roma né dal Tribunale capitolino. La Cassazione è stata perentoria: se
non viene motivata la scelta della compensazione delle spese, chi perde
deve pagare l’avvocato della controparte.
MOLTI DUBBI – Tornando al Decreto, la norma pare tenda a limitare le
impugnazioni perché il cittadino è disincentivato. Potrebbe avere
profili d’incostituzionalità: il diritto alla difesa tecnica è previsto
in Costituzione , e una legge ordinaria non dovrebbe consentirne la
limitazione. Una stangata in più dopo l’introduzione del contributo
unificato: la “tassa” per ricorrere, che già disincentiva a opporsi.
Inoltre, se il Decreto mira a far calare le cause, tagliando sul diritto
alla difesa tecnica, rischia però di avere un effetto boomerang,
riducendo i rischi legati ai costi esorbitanti della possibile
soccombenza nelle spese. Scoraggiando gli avvocati dal sostenere le tesi
dei ricorrenti (in sostanza limitando l’attività degli avvocati), non è
detto che la litigiosità diminuirà. In particolare, le cause
automobilista versus Comuni in fatto di multe illegittime potrebbero non
diminuire. Quindi, se la presenza di un numero esorbitante di avvocati
in Italia può aver condotto a un eccesso di cause e quindi alla paralisi
della giustizia (tesi comunque da dimostrare), non è detto che
provvedimenti come quelli contenuti nel Decreto “Salva Italia”
funzionino davvero.