Rifiuti cancerogeni dal Nord: Campania avvelenata per altri cinquant’anni
Un quarto di secolo raccontato in un quadrato, raffigurato attraverso una tavola con quattro commensali alla pari, ciascuno che sorregge l’altro, ciascuno indispensabile all’altro. Venticinque anni di attentati all’ambiente , ricostruiti nell’inchiesta della Dda di Napoli(il pm Alessandro Milita) che chiude il ciclo delle ecomafie conosciute attraverso le dichiarazioni dei pentiti e le perizie degli esperti che hanno quantificato il danno al territorio e preconizzato la data della fine del mondo: il 2064, quando il percolato precipiterà nella falda e inquinerà acqua, terra, vegetazione, animali, uomini.
C’è questo e altro ancora nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Anita Polito ed eseguita dagli uomini della Dia di Napoli, provvedimento che nella parte ultima – il dispositivo – contiene un elemento di novità. Per la prima volta il reato di disastro ambientale è stato contestato a un capomafia, a quel Francesco Bidognetti ormai ergastolano che è uno dei capi del cartello casalese e che è uno dei quattro occupanti delle sedie del tavolo. Con lui, anche il cugino Gaetano Cerci, l’avvocato Cipriano Chianese e il subcommissario per l’emergenza rifiuti Giulio Facchi, nei cui confronti però l’ordinanza è stata rigettata. Insieme, hanno ipotizzato la Dda e il gip, hanno scientificamente pianificato e attuato dal 1989 ai giorni nostri il traffico di rifiuti chimici e industriali dal Nord alla Campania.
Tra questi, le 30.600 tonnellate provenienti dall’Acna di Cengio, smaltiti nelle discariche di Villaricca, Giugliano e Parete attraverso la Ecologia 89, società a totale capitale di camorra fondata, appunto, nel 1989 e alla cui gestione hanno partecipato anche gli altri boss casalesi, come Francesco Schiavone-Sandokan e Antonio Iovine.
I fatti ricostruiti nel documento del gip Polito – cinquecento pagine che riassumono la storia più drammatica della Campania – sono tutti già noti, oggetto di altri processi che vedono contestati i reati fine e le singole violazioni. Noti anche i protagonisti della vicenda, a partire da Cipriano Chianese, che per gli stessi fatti è sotto processo presso la Corte di Assise di Napoli, fino a Gaetano Cerci, una sorta di ambasciatore del clan (e della massoneria controllata da Licio Gelli, di cui era una sorta di rappresentante) presso i produttori di rifiuti tossici, e Giulio Facchi, uno dei protagonisti dei guasti della gestione emergenziale fino al 2003. Ma di nuovo, e di importante, c’è la lettura unitaria del fenomeno, con la ricostruzione ragionata dei fatti che hanno segnato la gestione dei rifiuti in Campania. E con l’attribuzione codificata dei ruoli di ciascuno: organizzatori della programmazione ed esecuzione criminale delle ecomafie.