Riforma dell’istruzione, riordino con posti a rischio
Una riforma per innovare, ma anche per alleggerire organici e costi di una macchina scolastica accusata di inefficienza.
Tra
rivisitazione degli ordinamenti, riduzione degli orari e tagli delle
compresenze, le scuole superiori mettono sul piatto anni 15.300 dei
45.300 posti che gli organici della scuola perderanno per strada nei
prossimi tre anni. I primi 27mila (11.300 alle superiori) se ne
andranno a settembre; il resto verrà dai primi due cicli di istruzione
(con la rimodulazione di orari e tempo pieno) e dall’accorpamento delle
classi, imposto a tutti gli ordini dalla manovra dell’estate 2008.
Quando tutti questi provvedimenti concentrici andranno a regime sarà
l’autunno del 2014, le forze in campo per l’avvio del nuovo anno
scolastico conteranno in tutto 88.538 cattedre e 700 scrivanie da
dirigente in meno rispetto a oggi, e saranno anche più leggere (1.838
posti in meno) rispetto agli obiettivi definiti dal governo nell’estate
di due anni fa.
La realtà, poi, potrebbe aggiungere qualche limatura
ulteriore, perché i numeri calcolati dai tecnici dell’esecutivo in
occasione della nuova riforma partono dal presupposto che il numero di
iscrizioni a scuola rimanga costante: una stima giudicata piuttosto
ottimista dalle stesse relazioni tecniche. Tradotti in euro, i
meccanismi introdotti dalla riforma degli ordinamenti porteranno a
risparmiare in tre anni quasi 330 milioni di euro di stipendi: il
contributo più generoso sarà quello offerto dall’istruzione tecnica (83
milioni il primo anno, 180 il terzo), seguito da quello di licei (85
milioni dopo tre anni) e dall’istruzione professionale (61 milioni).
Con il nuovo organico alleggerito, le scuole dovranno anche far
funzionare la quota di orario “autonomo” loro assegnato (in media il
20% al primo anno, in crescita fino al 35% nel corso dei curricula) e
gli insegnamenti opzionali consentiti dai vari ordinamenti riformati.
Come
accennato, la dieta prescritta alla scuola è composta da diversi
piatti, ma il più immediato è la sforbiciata a orari che le
sperimentazioni avviate negli ultimi anni hanno gonfiato in modo spesso
potente. Il liceo linguistico, per esempio, secondo i calcoli
ministeriali prevede oggi in media tabelle del primo anno da 36 ore,
mentre le magistrali quinquennali che trovano il loro erede nel nuovo
liceo delle «scienze umane» tengono oggi sui banchi i propri studenti
delle prime classi per 35 ore alla settimana.
Dall’anno prossimo,
chi si iscrive a questi licei (e anche al classico e allo scientifico)
dovrà fare tutto in 27 ore alla settimana. Il taglio dei tempi entrerà
in azione anche all’artistico, che al primo anno passerà dalle 38 ore
di media attuali a 34.
Più articolata la situazione agli istituti
tecnici e professionali, dove la rivoluzione di ordinamenti e indirizzi
è più profonda; la parola d’ordine rimane la stessa ma le declinazioni
cambiano. Gli istituti tecnici, per esempio, oggi arrivano in qualche
caso a superare le 35 ore di media, e dovranno scendere a 32, ma per
pochi indirizzi in area meccanica ed elettronica la nuova asticella
offre 2 ore in più rispetto alle 30 di media attuali. Ai professionali,
invece, il tetto delle 32 ore presuppone un taglio drastico, e nel caso
degli istituti alberghieri dovrebbe far perdere addirittura 10 ore
rispetto ai programmi attuali. Nei professionali il tetto d’orario si
estende da subito al secondo e terzo anno, che dal 2010/2011 dovranno
fermarsi rispettivamente a 32 e 34 ore.