Riforma fisco, prima casa “intoccabile”. Per catasto ancora 5 anni
Il Senato ha approvato una norma che consente ai Comuni di servirsi ancora per sei mesi di Equitalia per la riscossione di tributi locali.
Scrive IL GIORNALE: “Sono circa sei mila, su un totale di otto mila, i Comuni che non hanno ancora chiuso i rapporti con Equitalia. Nel corso dei sei mesi che mancano al 1º gennaio 2014 dovranno trovare un altro soggetto al quale affidare la riscossione dei tributi. Ma soprattutto, i Comuni sperano che la proroga dia il tempo al governo di approvare la riforma della riscossione. I problemi aperti sono molti: fra questi, 11 miliardi di residui attivi che Equitalia deve versare agli enti locali. “Per la riforma è tutto pronto”, annuncia il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone ( Pdl). La commissione ha approvato una risoluzione in tal senso, offrendo al governo le linee-guida entro cui muoversi: più rate per pagare; prima casa non pignorabile, se è l’unico bene del debitore; sospensione delle rate per chi è in difficoltà; pignorabilità non superiore a un quinto dei beni produttivi; fine dell’aggio e riduzione degli interessi; superamento del pagamento di un terzo per poter fare ricorso (…)”.
Scrive il CORRIERE DELLA SERA: “Pignoramenti meno ‘dolorosi e più attenti alle esigenze delle famiglie e delle imprese, maggior flessibilità sui pagamenti rateali, alleggerimento degli obblighi a carico dei contribuenti che propongono un ricorso. Sollecitato dal Parlamento, il governo è pronto a metter mano ad una nuova revisione delle norme sulla riscossione dei tributi per conto degli enti pubblici. (…) Il primo obiettivo è porre un limite all’esproprio e al pignoramento che scatta sulla casa di abitazione del contribuente moroso o, nel caso di un’impresa, sui beni funzionali all’attività. L’idea è quella di consentire il pignoramento dei beni a fronte di un credito fiscale di un certo importo (oggi deve essere superiore a 20 mila euro), ma non la loro alienazione. La casa, insomma, potrà essere ‘congelata’, ma non venduta all’asta dall’agente della riscossione per tutelare il credito dell’ente pubblico che gliel’ha affidato. Un’altra novità importante che si profila è un ammorbidimento del principio ‘solve et repete’ tanto odiato dai cittadini, ovvero l’obbligo di pagare almeno un terzo delle maggiori somme pretese dal fisco prima di poter presentare un ricorso ed avviare un contenzioso. (…) Nel pacchetto allo studio del governo ci sarebbero anche delle norme per consentire maggior flessibilità sui pagamenti rateali, anche in questo caso dei debiti fiscali (…). Sicuramente, il fisco sarà un po’ più tollerante sui pagamenti mancati, oppure in ritardo (…)”.
Richiederà invece tempi molto più lunghi la riforma del catasto immobiliare. Ci vorranno cinque anni – scrive IL SOLE 24 ORE: “Ma è assolutamente indispensabile intervenire ‘per ridare alla tassazione degli immobili l’equità che oggi non c’è’. E comunque sia il complesso processo di revisione delle rendite avrà bisogno del contributo dei Comuni e non sarà a costo zero come era inizialmente previsto: ‘È un’attività assolutamente straordinaria e non può quindi essere svolta ricorrendo solamente alle attuali disponibilità di risorse, umane e finanziarie, dell’Agenzia’. A precisarlo è stato ieri il direttore dell’agenzia delle Entrate e del Territorio, Attilio Befera, nel corso dell’indagine conoscitiva sulla tassazione degli immobili che sta portando avanti la commissione Finanze del Senato. Befera nel suo intervento sottolinea come ‘le rendite attualmente attribuite alle unità immobiliari urbane sulla base del vigente modello di classamento fanno rilevare una diffusa iniquità’. E questo a causa della mancata revisione generale del classamento, che alla fine ha ‘prodotto nel tempo un progressivo scollamento tra la realtà dei valori catastali e i valori del mercato immobiliare’ (…).
Per Befera sarà ‘strategico e decisivo’ il rapporto di collaborazione con i Comuni per il quale non si potrà però fare a meno di prevedere ‘meccanismi normativi che aiutino a risolvere i problemi’ che gli enti locali possono incontrare nel completamento dell’attività che gli viene richiesta. Inoltre va chiarito il destino delle unità di interesse storico. In particolare la delega richiede di fatto una stima diretta e puntuale per ognuno di questi beni e questo ‘rappresenta di fatto una deviazione rispetto ai criteri generali di stima, che complica notevolmente il processo attuativo’. Un processo su cui comunque l’Agenzia si è già “portata avanti” dicendo addio al vano catastale e adottando come unità di misura il metro quadro come prevede la delega fiscale. Gli Uffici del Fisco, infatti, hanno già provveduto alla determinazione delle consistenze delle unità immobiliari urbane a destinazione ordinaria sulla base delle unità di misura di superficie del metro quadro anche per riscontrare le superfici dichiarate ai fini della determinazione della Tares (…)”. (fonte ilVelino/AGV NEWS)