RIMBORSO PER WINDOWS: class action contro Microsoft causa collettiva da Pisa
risarcire un danno, magari di modesta entità, da una
multinazionale? Spesso poco, o nulla. Per riavere qualche euro ne
dovrebbe spendere tanti per un avvocato, e scontrarsi con studi
legali agguerriti. Ma se ai consumatori viene data la possibilità
di agire insieme e dividere le spese, lo scontro non è più impari.
La legge sulla class action oggi è realtà, seppure con molte
riserve.
Dalla Toscana, tre anni e mezzo fa, partì ufficialmente l’idea di
una legge in questa direzione. E da Pisa e Firenze arriva oggi l’i
mpulso per la prima azione concreta, quella per il rimborso di
Windows preinstallato, curata dall’associazione di consumatori
Aduc. Che si è molto stupita per l’annuncio della class action
contro le banche notificata, secondo i dispacci d’agenzia, il primo
gennaio (quando i tribunali erano chiusi).
Ad oggi sono centinaia le segnalazioni di utenti, con i pisani in
prima fila, sull’impossibilità di ottenere questo rimborso. E sono
diverse le cause individuali già avviate. Spiega l’Aduc: «Quella “
pilota”, promossa da noi presso il giudice di pace di Firenze, è
già stata vinta». Ma le cause individuali riguardano un numero
limitato di utenti, quelli più tenaci e convinti, disposti anche a
sobbarcarsi il peso di una causa giudiziaria.
Per cui, visto l’alto numero di utenti coinvolti, l’Aduc ha deciso
di prepararsi per agire con un’azione giudiziaria collettiva contro
la Microsoft. Quella class action che – nonostante la normativa in
vigore ne abbia limitato pesantemente l’efficacia che ha in altri
Paesi – è praticabile teoricamente a partire dal 1º gennaio scorso,
e nei fatti quando i tribunali avranno istituito gli appositi
uffici per accogliere a protocollare le istanze.
La class action su Windows, come stabilisce la legge, è rivolta
esclusivamente ad acquirenti privati (ovvero che non abbiano fatto
l’acquisto tramite partita Iva) di computer con sistemi operativi
preinstallati, e che non abbiano accettato la licenza d’uso del
software né l’abbiano mai utilizzato. Per partecipare, per ora
basta compilare il modulo scaricabile dal sito www.aduc.it e
fornire informazioni dettagliate sulla propria vicenda.
La compilazione non comporta alcun impegno: per il momento serve a
raccogliere informazioni ed a verificare un effettivo interesse
collettivo. Ieri intanto altre due associazioni, Adusbef e
Federconsumatori, hanno dato mandato ai loro legali di studiare una
class action contro il sistema bancario «che essendo proprietario
della Banca d’Italia ne condiziona pesantemente le attività di
ordine ispettivo». Lo indicano le due associazioni in una
nota.
Per Adusbef-Federconsumatori Bankitalia non è «mai intervenuta»
per «rimuovere comportamenti fraudolenti e pratiche commerciali
scorrette a danno dei consumatori ed utenti costretti nel tempo a
pagare costi di accesso elevatissimi, i più cari di Europa, ai
servizi bancari». Nella nota, firmata da Elio Lannutti per Adusbef
e Rosario Trefiletti per Federconsumatori, si accenna ai tassi di
interesse praticati dalle banche italiane, «con un costo del denaro
più elevato al Sud rispetto al resto del Paese, ed in generale più
alto di un buon 0,50% sui mutui e di un +1,37% sui prestiti
personali rispetto alla media praticata dalle banche europee».