Risarcimento del danno consistente per il dipendente frustrato in caso di ristrutturazione aziendale
In caso di ristrutturazione aziendale e di riorganizzazione delle attività, il dipendente frustrato e momentaneamente inattivo o adibito a mansioni inferiori ha diritto al risarcimento del danno per mobbing a carico del datore di lavoro che sia rimasto inerte nella redistribuzione di funzioni e competenze.
Il fatto
La Corte Suprema, con la
pronuncia n. 4063, ha accolto il ricorso di un impiegato amministrativo
dell’Inps che dopo aver temporaneamente diretto, di fatto, il suo
ufficio, era stato, al termine di un piano di riassetto, relegato in
una stanzetta senza neppure il computer.
I giudici con l’ermellino
hanno riconosciuto al dipendente un risarcimento da «mortificazione
professionale» addirittura più oneroso di quanto riconosciuto in
sede d’appello.
Il funzionario si era rivolto al giudice dopo essere
stato costretto ad una «quasi totale inattività e al disimpegno di
compiti mortificanti» tanto da essere colpito da «vari disturbi di
natura psicosomatica» che lo avevano indotto al pensionamento.
Comportamento del datore di lavoro e danni subiti
La Cassazione ha precisato che il risarcimento del danno è strettamente connesso alla durata protratta di situazioni di disagio professionale e
personale consistite, fra l’altro, nel dover operare in un ambiente
piccolo e degradante, senza idonei strumenti di lavoro, nonchè
all’inerzia dell’amministrazione rispetto alle reiterate richieste del
dipendente intese a non compromettere il patrimonio di esperienza e
qualificazione professionale acquisito.