Risponde di peculato il curatore fallimentare che si appropria dei soldi dell’imprenditore
Risponde
del più grave reato di peculato, al pari di un di pubblico ufficiale, il
curatore fallimentare che si appropria di denaro dell’imprenditore
fallito.
A usare il pugno di ferro contro le truffe attuate in alcune
procedure concorsuali è la Corte di cassazione che, con la sentenza n.
3327 di oggi, ha accolto il ricorso della Procura di Milano che chiedeva
per un curatore fallimentare una condanna per peculato e non per truffa.
“Integra il delitto di peculato – e non quello di truffa aggravata –
(si legge nelle motivazioni) la condotta del curatore fallimentare che si
appropria del denaro di cui abbia avuto la preventiva disponibilità in
forza del provvedimento giudiziario di autorizzazione al pagamento dei
creditori, dovendosi ritenere irrilevante a tal fine la successiva,
parziale, falsificazione degli importi delle somme oggetto delle
originarie autorizzazioni al prelievo da parte del giudice”.