“Rivedere gli ammortizzatori sociali”
ROMA
C’è oggi «l’esigenza di una revisione del nostro sistema di
ammortizzatori sociali con benefici per l’efficienza produttiva, la
tutela dei lavoratori, l’equità sociale». Questo anche perchè 1,2
milioni di lavoratori sarebbero sprovvisti di tutele in caso di perdita
del posto di lavoro più 450.000 parasubordinati. La valutazione è del
Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi che, parlando durante il
conferimento della laurea honoris causa all’Università di Padova,
ritiene che tale revisione è «oggi il prerequisito per un’estensione
della flessibilità del mercato del lavoro a tutti i suoi comparti».
In
particolare, secondo Draghi, «Il sistema italiano di ammortizzatori
sociali è notoriamente frammentato. Nei suoi tratti di fondo, si basa
su uno schema assicurativo generale con un grado modesto di copertura,
l’indennità di disoccupazione ordinaria, e su uno schema settoriale, la
Cassa integrazione guadagni, essenzialmente limitata ai comparti
industriali, cui si aggiungono altre misure come l’indennità di
disoccupazione a requisiti ridotti». Ne consegue – dice Draghi – «una
copertura assicurativa estremamente eterogenea per settore, per
dimensione di impresa e per contratto lavorativo.
Il Governo
ha fronteggiato questa situazione operando sugli strumenti esistenti,
estendendone temporaneamente la copertura e ammettendo deroghe ai
criteri di accesso e durata. La valutazione dell’adeguatezza di questa
struttura degli ammortizzatori sociali, necessaria per comprendere le
ripercussioni della crisi occupazionale sulla domanda aggregata e sul
capitale umano, oltre che per ragioni di equità, si scontra con la
mancanza di informazioni sul suo grado di copertura effettivo.
Per
supplire a questo vuoto informativo, la Banca ha fatto ricorso ai dati
raccolti dall’Istat e dall’Inps, stimando che circa 1,2 milioni di
lavoratori dipendenti non avrebbero copertura in caso di interruzione
del rapporto di lavoro, a cui si affiancano 450.000 lavoratori
parasubordinati che non godono di alcun sussidio o che non hanno i
requisiti per accedere ai benefici introdotti dai provvedimenti del
Governo». Il Governatore fornisce questo esempio parlando
dell’importanza della conoscenza, in particolare statistica, per poter
decidere quali siano gli interventi migliori in politica economica: «la
conoscenza statistica non deve limitarsi a registrare fatti e andamenti
così come si presentano.
Deve fornire input informativi di per
sè non di evidenza immediata, ma utili a formulare le domande rilevanti
per far progredire l’analisi e stimolare le risposte di politica
economica in ambiti anche apparentemente discosti dalla ricerca
economica in senso tradizionale; deve dar luogo a esperimenti
concettuali sulla cui base discutere e possibilmente deliberare».