Oggi a Roma, in occasione dell’evento che conclude e celebra i trenta anni di attività del Tribunale per i diritti del malato, è stato presentato il Rapporto PIT Salute 2010 di Cittadinanzattiva dal titolo “Diritti: non solo sulla carta”. Dal rapporto emergono dati piuttosto preoccupanti: errori terapeutici e diagnostici, liste di attesa infinitamente lunghe per TAC ed ecografie, poche tutele nell’area materno-infantile etc..
Ad aprire la Giornata, il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha espresso apprezzamento per le attività volte “ad assicurare un’effettiva e sempre più diffusa tutela del malato. La realtà sociale del paese – si legge nel telegramma – è strettamente intrecciata con la storia dell’associazionismo e del volontariato, realtà che hanno generosamente operato a tutela delle fasce più deboli, affermando un’ “etica civica” che coinvolge milioni di persone all’insegna di quei valori e principi di solidarietà sanciti solennemente nella nostra Carta costituzionale. A ricordare la storia e le tappe che hanno portato alla creazione del Tribunale, Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, che ha sottolineato come l’idea sia partita da un gruppo di giovani animati dallo spirito che “bisogna dare voce ai malati” e che “è necessario lottare contro la sofferenza inutile, quella che non c’entra nulla con la malattia, quella che si patisce per come sei trattato in ospedale”. Tanti i passi fatti dal Tribunale, a tutela dei diritti dei pazienti e per l’evoluzione legislativa in favore dei diritti del malato. Il PIT Salute nasce nel 1996 e presto raccoglie le testimonianze e le segnalazioni di tantissimi cittadini, ricorda Petrangolini, che sottolinea come “esiste una parte del paese che chiede a gran voce la tutela di diritti negati. Ieri erano le degenze troppo lunghe, i letti sporchi, l’essere chiamati con il tu, oggi sono le disparità di trattamento da regione a regione, le liste d’attesa, l’assenza di assistenza per i malati cronici”. E per il futuro? “Chiuderemo il 2010 – afferma Petrangolini – con la costituzione di un organismo che si occuperà di aprire la strada della mediazione e della conciliazione per i conflitti risolvibili tra medici e pazienti”. I dati del PIT Salute sono illustrati da Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato: “La principale preoccupazione dei cittadini è la sicurezza dei servizi sanitari, nella quale rientrano i presunti errori diagnostici e terapeutici. Crescono le infezioni nosocomiali. L’accesso è forse il problema più grave di cui ci dobbiamo occupare. Si è aggravato il problema delle liste di attesa. Nell’area materno-infantile c’è un peggioramento di presunti errori di diagnosi e terapeutici nella ginecologia, nella pediatria, crescono le liste di attesa di ginecologia e ostetricia. Su 138 ospedali monitorati, in 61 si effettua il parto indolore, in 31 non si effettua, in 46 il dato non è rilevato. Alcuni punti nascita vanno rafforzati, non vanno chiusi”. Il focus sui dati evidenzia i problemi maggiormente segnalati e sentiti dai cittadini. Il Rapporto di quest’anno fa il punto sulle segnalazioni ricevute dal 1996 a oggi: “Dal 1996 al 2009 Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha raccolto complessivamente circa 228.000 segnalazioni in tema di sanità, in media 16.000 l’anno. Il Rapporto 2010 ne analizza 66.712 che sono state lette alla luce di cinque diritti: diritto alla sicurezza (al primo posto nei 14 anni con il 28% delle segnalazioni, in diminuzione nel 2009 con il 24%), diritto all’informazione (25% nel periodo 1996-2009, 22% nel 2009), diritto all’accesso (20% nel periodo 1996-2009, 21% nell’ultimo anno) diritto al tempo (10% nel trend 1996-2009, in crescita nel 2009 che fa registrare il 15%) e diritto all’umanizzazione (8% nel periodo 1996-2009, 9% nell’ultimo anno)”. Sul versante sicurezza, aumentano di nuovo le segnalazioni di presunti errori medici, soprattutto in oncologia e ortopedia, e continuano ad aumentare le infezioni ospedaliere: “Al triste vertice della classifica della insicurezza vi sono le segnalazioni sui presunti errori che nel 2009 hanno raccolto il 74% delle segnalazioni, suddivisi in terapeutici (49,5% nel 2009, +1,4% sul 2008 e +2,5% sulla media 1996-2009) e diagnostici (24,5% nel 2009, +5% rispetto al 2008 e +1,5% rispetto alla media storica). Nel 2009 le prime tre aree interessate dalle segnalazioni di presunti errori terapeutici sono state l’ortopedia (24,3%, +3,8% rispetto al 2008 e +2,5% sulla media dei 14 anni), l’oncologia (10,7% nel 2009, +2,9% rispetto all’anno precedente e 2,6% sul trend storico) e l’odontoiatria (9% nell’ultimo anno, sostanzialmente stabile rispetto al passato). Nel corso del 2009, le sospette errate diagnosi hanno riguardato soprattutto l’oncologia che da sola ha raccolto il 38,6% delle segnalazioni (+5,8% rispetto al 2008, + 13,8% sulla media dei 14 anni)”. Le segnalazioni sulle infezioni ospedaliere negli anni hanno avuto un andamento in crescita costante: nel 2009 si attestano al 10,2%, + 4,1% sul 2008 e +4,9% sul periodo 1996/2009. I cittadini vanno a caccia di informazioni che mancano, soprattutto sulle prestazioni socio-sanitarie (42,1% nel 2009) e sulle prestazioni assistenziali (30,9%). Il risultato è che diventa un problema anche sapere come prenotare una visita. La carenza di informazioni si fa sentire nell’assistenza sanitaria di base e nell’area della salute mentale (16,5% delle segnalazioni nel 2009, in diminuzione dell’1,8% rispetto al 2008, ma in crescita del 3,4% sulla media dei 14 anni). La mancanza di informazioni riguarda anche tutto il settore dell’invalidità civile e dell’esenzione dal pagamento del ticket: due aree in cui i disagi sono immensi soprattutto quando si riversano su fasce deboli, disabili, anziani, invalidi. Continuano le dimissione improprie, la difficoltà di accedere a servizi di riabilitazione, residenze sanitarie assistite e lungodegenze. Altro tema che torna è quella delle liste di attesa e del mancato rispetto del diritto al tempo: “La violazione del diritto al tempo rappresenta in media il 10% delle segnalazioni ricevute dal Tribunale per i diritti del malato dal 1996 al 2009, con un incremento notevole negli ultimi anni: nel 2009 si attesta al 15%”. Le liste di attesa coprono sia l’area diagnostica (36,9%), sia la specialistica (31,8%), che quella degli interventi chirurgici (31,3%). Così per un’ecografia si arriva ad aspettare anche 340 giorni. Per una TAC si segnalano attese di 220 giorni. Ci sono allarmanti tendenze nelle liste di attesa anche per l’oncologia che, insieme all’odontoiatria, va al primo posto nelle attese più lunghe (10,2% nel 2009, +2,7% rispetto all’anno precedente). Ginecologia e l’ostetricia passano dal 2,5% del 2008 al 8,2% nel 2009. “Dato più che triplicato nell’ultimo anno, specchio delle segnalazioni soprattutto delle future mamme impossibilitate ad accedere in tempi utili a visite di controllo presso il servizio pubblico e che si trovano costrette a rivolgersi, come ormai risaputo, a professionisti privati”. Aumentano i tempi di attesa per gli interventi di chirurgia generale, di ortopedia, oncologici, oculistici. E aumentano i tempi anche nel privato: “Un’importante considerazione va fatta sulla questione liste di attesa per gli interventi chirurgici: riscontriamo che i tempi si sono allungati soprattutto nelle strutture private e convenzionate, segno di un sistema che così com’è non ce la fa a rispondere alle esigenze dei cittadini”. Si aspetta troppo per ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap.
Ci sono problemi anche sulla umanizzazione delle cure, una voce che comprende incuria, comportamenti del personale, maltrattamenti, dolore inutile e violazione della privacy. Diritti non solo sulla carta, dunque: i passi avanti da compiere per la loro effettiva tutela sono però ancora tanti. E su questo, promettono i promotori del Tribunale per i diritti del malato, la battaglia continuerà.