Rubava i soldi degli utenti: postina non perde il posto
Nel 2003 si appropriò, fingendo di contabilizzarle, di somme di denaro
versate dagli utenti per il pagamento delle bollette. Ora la Corte d’appello di
Roma ha annullato il licenziamento della donna, impiegata alle Poste, e
condannato l’azienda al reintegro e al pagamento degli stipendi arretrati.
Secondo una perizia, infatti, al momento dei fatti la donna era affetta da un
“gravissimo disturbo ossessivo compulsivo”.
L’impiegata, Alessandra Botta, era stata licenziata in tronco dopo la
scoperta dei furti. Il Tribunale del Lavoro aveva ritenuto legittima la
decisione perché, secondo il giudice di primo grado, la donna si
sarebbe appropriata del denaro in modo sistematico, lucido e consapevole. Una
perizia psichiatrica poi ha invece dimostrato che la donna era seminferma di
mente. Al momento dei fatti, stando agli esperti, Botta era affetta da un
gravissimo disturbo ossessivo compulsivo che “aveva fatto fortemente scemare la
sua capacità di intendere e di volere”.
“E’ una sentenza che
correttamente prende atto di quelle che sono state le risultanze del processuali
– commenta l’avvocato Arrighi -. La mia assistita nel tempo si è curata,
oggi è completamente guarita e non vi è quindi una sola valida ragione
per la quale non debba riprendere a svolgere il suo lavoro”.