Ruby, quella notte in cui il capo scorta passò la cornetta a Berlusconi
ROMA (29 ottobre) – C’è una cornetta che passa di mano e una voce che cambia, sulla linea telefonica che corre da Roma a Milano. E che restituisce Ruby all’abbraccio delle sue amiche, Nicole Minetti e le due bellezze da urlo di Mediaset, Marysthell Polanco e Barbara Faggioli, che alle due di notte la aspettavano sul marciapiede davanti alla Questura di via Fatebenefratelli 11. È questo il nocciolo dell’indagine sulle presunte notti brave della diciassettenne marocchina che rischia di turbare la stabilità di almeno un paio di palazzi del potere romani, il Viminale e la Presidenza del Consiglio.
Perché è questa la più delicata delle ipotesi di lavoro che seguono i magistrati di Milano. I quali, secondo indiscrezioni, avrebbero già trovato alcuni puntelli investigativi sulla circostanza che la notte del 27 maggio scorso, a chiamare il capo di gabinetto della questura meneghina, Pietro Ostuni, sia stato un uomo della scorta del premier, che si sarebbe qualificato come ”caposcorta”. Ruby, alias Karima, era in stato di fermo da poche ore e quella voce al telefono ne avrebbe sollecitato l’immediato rilascio per non creare un imbarazzante caso diplomatico, dal momento che la ragazza era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak.
L’ipotesi ancora tutta da verificare, ma che tuttavia i magistrati hanno deciso di prendere in considerazione, è che di fronte alle prevedibili resistenze del funzionario milanese, il caposcorta (se davvero era lui) avrebbe passato la cornetta del telefono al presidente Berlusconi in persona, che avrebbe confermato la richiesta appena avanzata dal primo interlocutore.
Ieri sera la Questura di Milano ha confermato di aver ricevuto il sollecito da Palazzo Chigi, senza chiarire chi fosse stato a chiamare. E ha spiegato che comunque, prima di rilasciare la ragazza, sono stati compiuti gli accertamenti del caso. In realtà, Ruby era in stato di fermo per un presunto furto commesso nell’appartamento di un’amica che le aveva dato ospitalità e fiducia. Qualche mattina prima, diceva la denuncia, la giovane marocchina si era svegliata sola in casa, aveva fatto le valige e se n’era andata, portandosi appresso anche un paio di Rolex e qualche migliaio di euro. Poi, quel 27 maggio, la padrona di casa aveva riconosciuto Ruby in un centro benessere, aveva chiamato il 113 e la ragazza, in prima serata era già in Questura, senza documenti e con la stampata del pc della Polizia che raccontava la sua precedente fuga dalla casa famiglia di Messina. C’è da ritenere, dunque, che se fosse stata una ragazza qualsiasi probabilmente sarebbe stata trattenuta almeno fino al giorno dopo, oppure fino al parere del pubblico ministero minorile di turno.
Eppure, nonostante questo rilascio che può apparire irrituale, ieri sera nei corridoi del Viminale si respirava un’atmosfera di serena tranquillità. Quasi che la mossa del capo di gabinetto di disporre la liberazione di Ruby non potesse essere censurata in alcun modo, viste le modalità e la motivazione della richiesta. I magistrati hanno già raccolto alcune testimonianze su quelle ore di contatti concitati tra Roma e Milano e altre ancora intendono cercarne.
Intanto, una parte del racconto della ragazza è stato riscontrato, anche sentendo i carabinieri che scortavano Emilio Fede la sera in cui Ruby dice di essere stata portata ad Arcore dal direttore del Tg4. E adesso si stanno preparando a verificare a ritroso il cammino che molte delle ragazze in cerca di notorietà che Ruby ha indicato nei suoi verbali, avrebbero percorso dagli studi delle tv private milanesi fino al parco di Arcore. Ruby ha raccontato che in almeno un’occasione ebbe modo di notare durante una delle feste di Arcore la presenza di due ministre. I loro nomi non sarebbero di alcun interesse per i magistrati.
Tuttavia a nessuno degli investigatori è sfuggito il dettaglio che spesso e inevitabilmente, tra i frequentatori della residenza del premier, ci sono personaggi della politica e dello spettacolo che conoscono perfettamente il mondo luccicante delle tv locali. E ancora, non è escluso che nei prossimi giorni i magistrati decidano di sentire altri testimoni, come ad esempio il direttore commerciale di Publitalia ’80, Luigi Ciardiello, che favorì l’incontro tra il premier e la consigliera regionale Nicole Minetti, la stessa che la sera del 27 maggio scorso si fece riaffidare dalla questura di Milano la ”minorenne” Karima, in arte Ruby Rubacuori.