Sì all’apprendistato a 15 anni al posto della scuola
Con 233 voti a favore, 173 contrari e 16 astensioni l’Aula della Camera
ha approvato il disegno di legge sul lavoro, collegato alla
finanziaria. Il provvedimento torna ora al Senato per il varo
definitovo. Sarà possibile assolvere all’ultimo anno di obbligo di
istruzione (cioè dai 15 anni di età) attraverso l’apprendistato, previa
«la necessaria intesa tra Regioni, ministero del Lavoro e ministero
dell’Istruzione, sentite le parti sociali». La disposizione di fatto
scrive un nuovo capitolo nello stop and go sull’obbligo scolastico in
Italia, ripeturamente modificato dai governi. Fra le misure contenute
nel provvedimento, lievitato dagli iniziali 9 articoli del settembre
2008 agli attuali 52, il pensionamento anticipato per i lavoratori
impegnati in attività usuranti, le novità sul processo in materia di
lavoro fino al pensionamento dei dirigenti del Servizio sanitario
nazionale. Si allungano i tempi per la riforma degli ammortizzatori
sociali.
La norma che consente a un quindicenne di entrare in azienda con un
contratto di apprendistato è stata ritoccata in Aula da governo e
maggioranza: la disposizione si inquadra nella tipologia di
apprendistato prevista dalle norme di attuazione della legge Biagi e
che quindi sarà “necessaria” l’intesa «tra Regioni, ministero del
Lavoro e ministero dell’Istruzione, sentite le parti sociali” prima di
poter aprire la strada alla possibilità di assolvere all’ultimo anno di
diritto-dovere di istruzione e formazione attraverso l’apprendistato,
abbandonando i banchi di scuola o di un corso di formazione
professionale.
Dagli anni ’70, l’obbligo valeva fino al conseguimento della
licenza di scuola media inferiore e, in ogni caso, fino ai 14 anni di
età. Era reato lavorare per persone di età inferiore ai 14 anni. Nel
1997 è Luigi Berlinguer, ministro dell’Istruzione del primo governo
Prodi, a innalzare l’obbligo scolastico da 8 a 10 anni, cioè fino al
compimento del sedicesimo anno di età. Lancette indietro, nel 2003,
poi, con Letizia Moratti, ministro dell’Istruzione del governo
Berlusconi, che abroga la riforma Berlinguer: cancellato l’innalzamento
dell’obbligo scolastico. Il 2003 è anche l’anno della legge Biagi e del
decreto legislativo di attuazione della legge dove (cancellato
l’obbligo scolastico fino a 16 anni) si legge che «possono essere
assunti, in tutti i settori di attività, con contratto di apprendistato
per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, i
giovani e gli adolescenti che abbiano compiuto quindici anni».
Nuovo scenario durante il secondo governo Prodi, con ministro
dell’Istruzione Giuseppe Fioroni che ripristina le decisioni di
Berlinguer. Con la Finanziaria 2007 si stabilisce che l’istruzione
impartita «per almeno dieci anni è obbligatoria», con la precisazione
che «l’età per l’accesso al lavoro è conseguentemente elevata da
quindici a sedici anni». Nella legge si prevede comunque che i giovani
possano, dopo il conseguimento del diploma di scuola secondaria
inferiore, iscriversi a corsi di formazione professionale delle
Regioni. La manovra estiva 2008 interviene nuovamente (governo
Berlusconi, ministro Mariastella Gelmini) allargando il campo dei
possibili percorsi di formazione con cui assolvere l’obbligo di
istruzione a tutta la formazione professionale, dai periti industriali
alla scuola per diventare parrucchiera. Con la norma approvata oggi,
Governo e maggioranza rimettono mano al principio che a quindici anni è
possibile prevedere che un giovane entri in azienda, con un contratto
di lavoro, lasciando i ‘banchi’ di scuola o dei corsi di formazione
professionale.