Salute: scoperta iniezione che ripara il cuore!
Un’iniezione nel cuore potrebbe riparare
le cellule danneggiate da infarti e farlo ritornare praticamente come
nuovo. Infatti sarebbe possibile stimolare il cuore delle persone che
hanno subito un attacco cardiaco a recuperare la funzionalità tramite
robuste iniezioni di un fattore di crescita.
Lo ha dimostrato un gruppo di scienziati del Children Hospital di Boston (Usa) in uno studio pubblicato sulla rivista Cell.
«Il fattore di crescita si chiama ‘neureguli1’ (NRG1) e permette alle
cellule cardiache già adulte di ricominciare a crescere», hanno
spiegato i ricercatori. «Normalmente, in un cuore adulto le
cellule smettono di dividersi e generare nuovi tessuti, ma iniettando
la NRG1, le cellule muscolari cardiache ricominciano a proliferare. E’
come se il cuore tornasse all’infanzia», hanno detto entusiasti.
Le nuove cellule generano tessuti sani, e ricostruiscono poco a poco i
tessuti danneggiati da infarti, insufficienze cardiache e malformazioni
della nascita. «Negli esperimenti svolti sui topi di laboratorio, NRG1
si è dimostrato efficace nello stimolare la crescita ed il recupero del
muscolo
cardiaco», hanno detto i ricercatori americani.
Il prossimo passo passaggio, prima di passare alla sperimentazione umana, sarà quello di testare la
NRG1 sui maiali, che con gli uomini condividono molte somiglianze anatomiche e genetiche.
Ma questa non è lunica novità sul fronte della lotta alle malattie
cardiache. Questa volta il contributo è tutto italiano. Un gruppo di
ricercatori ha infatti identificato un gene implicato nell’infarto
giovanile. I risultati preliminari della loro scoperta sono stati
pubblicati sulla rivista Nature Genetics e sono stati presentati al
Congresso dei cardiologi americani di Orlando (Usa).
La ricerca, che ha richiesto 16 anni e ha analizzato oltre 2 mila
pazienti, è stata coordinata da Diego Ardissino dell’Ospedale Maggiore
di Parma, assieme ai due esperti milanesi Piera Angelica Merlini della
dell’Ospedale Niguarda e Pier Mannuccio Mannucci dell’Ospedale Maggiore
Policlinico. Questo gene, chiamato «rs133040», influenza le pareti
vascolari. Chi lo possiede è cioè più predisposto ad accumulare placche
arterioscleriche nei vasi sanguinei, placche che una volta che si
rompono causano infarto.
«I bambini che possiedono una copia di questo gene hanno un rischio di infarto più alto del 19
per cento, che sale al 41 per cento se il bambino ha eriditato due
copie dai suoi genitori», ha detto anatomopatologo dell’Ospedale
Niguarda di Milano, Silvio Veronese, che sta attualmente sviluppando un
test rapido capace di rivelare in poche ore la presenza di questo gene.