Sanità, è scontro sui fondi la rivolta del Sud: penalizzati
Ci riproveranno oggi ma la strada, per dirla con il governatore
dell’Emilia Romagna Vasco Errani, presidente della Conferenza delle
Regioni, resta in salita. Grigio tendente al nero il colore della
fumata di ieri in Conferenza delle Regioni, chiamate a valutare la
proposta di riparto dei fondi per la sanità, parenti stretti di quel
Patto per la salute che il governo ha inserito in Finanziaria e che al
momento continua a rappresentare un’apertura di credito nei confronti
delle Regioni stesse. Due, almeno due, i nodi sul tappeto. Il primo
riguarda il Sud che si considera penalizzato dai criteri di
assegnazione dei fondi; il secondo si riferisce all’ammontare stesso
dei fondi, inseriti nella Finanziaria. Una torta da 102,2 miliardi
quella prevista per il 2010. «È un confronto difficile», ha detto
Errani chiudendo un confronto durato quasi 10 ore e aggiornando
l’appuntamento a oggi. A rendere incerta la vigilia di quello che
comunque potrebbe essere il tavolo conclusivo, c’è anche un’altra
questione: il cosiddetto «fondino», in passato destinato agli enti in
difficoltà. Il ministro del Welfare, Sacconi, professa ottimismo:
«L’accordo non è lontano» ha detto ieri a Genova, teatro di un botta e
risposta a distanza sempre in materia sanitaria con il governatore
ligure Burlando. Del resto la proposta di riparto che lo stesso Welfare
ha inviato alle Regioni rappresenta una base di discussione
modificabile. Rispetto al 2009, l’importo è cresciuto di 700 milioni
(lo scorso anno era 101,5 miliardi). Per la Campania, una delle regioni
commissariate per non essere riuscita a mettere in campo una proposta
credibile di rientro dal maxideficit, si passa da 9,499 miliardi a una
dotazione per il 2010 di 9,516 miliardi. Cala invece la possibile
assegnazione di fondi per la Calabria: da 3,419 miliardi a 3,369. Ma,
come detto, si tratta di cifre modificabili. I fondi, questo sembra
certo, ci sono. Infondati i timori dei giorni scorsi, dopo una prima
lettura del maxiemendamento alla manovra, che ipotizzavano tagli delle
risorse per la sanità appostate in Finanziaria rispetto agli accordi
sul Patto per la salute. La riduzione – poco più di un miliardo per il
2010 e 1,3 per il 2011 – tocca in particolare i rinnovi contrattuali,
ma sarà coperta con successivi interventi legislativi. Le Regioni hanno
avuto garanzie in tal senso. Ma altri dubbi, come detto, restano. «Non
condividiamo la proposta di riparto arrivata dal governo» ha detto
ieri, in una pausa dei lavori della Conferenza, il governatore del
Molise Michele Iorio. Ma sulla stessa linea sono tutte le Regioni del
Sud, che ha spiegato anche l’assessore pugliese alla Sanità, Tommaso
Fiore, hanno manifestato le proprie obiezioni. Tra le richieste
centrali, quella di rivedere i criteri di riparto, dando più peso, da
un punto di vista finanziario, al tasso di popolazione anziana. Le
istanze si sovrappongono a quelle della Liguria, che teme una netta
sforbiciata dei propri introiti. «La Regione in campo sanitario ha
avviato un percorso, ma deve ancora lavorare per razionalizzare
l’assistenza», ha detto Sacconi. «Stiamo assolutamente alle regole del
gioco» gli ha replicato a distanza Burlando. E aggiunto: «Anche noi
abbiamo utilizzato il fondino ma a differenza delle altre regioni in
difficoltà, noi i conti li abbiamo risanati». Quanto al «fondino», la
dotazione finanziaria di riserva che in precedenza serviva per dare
ossigeno alle sole regioni in difficoltà, altri dubbi. Riassorbito nel
fondo generale e quindi, nella ripartizione, va a vantaggio anche delle
Regioni in salute. E questo agita chi è in difficoltà con i conti.