Scandalo Metropolitana-2. Da Gianturco a Pozzuoli un’ora e mezza. Venti minuti più che da Roma a Napoli
Si avvisano i signori passeggeri che a causa di perturbazioni sulla linea tra Cavalleggeri e Pozzuoli, i treni potrebbero subire ritardi». Perturbazioni? C’è un sole che brucia la pelle e cuoce le cellule grigie e l’altoparlante dice che ci sono perturbazioni?
«Signore? Signore? Si vede che non siete pratico – donna Luisa, settant’anni portati con gioia, sorride materna – Quando dicono che ci sono perturbazioni significa che il treno non passa più almeno per un paio d’ore».
Inizia male il viaggio sulla Linea 2 della metropolitana. Inizia proprio come aveva raccontato Luigi C. in una lettera inviata in redazione: «Per arrivare da piazza Garibaldi a Pozzuoli spesso si impiega più tempo che per andare da Napoli a Roma». Esagerato, abbiamo pensato in tanti, e abbiamo deciso di provare personalmente l’avventura.
Mercoledì 13 luglio (ieri), ore 10,31, ingresso della stazione di Pozzuoli. Sulla banchina una scia di pesci mezzi spiaccicati e una decina di persone che diventano trenta, poi cinquanta con l’avvicinarsi dell’orario di partenza della metro in direzione Gianturco. Alle undici meno un quarto dovrebbe partire il treno.
Alle undici l’altoparlante avvisa delle «perturbazioni», gli habitué capiscono al volo e vanno a protestare nella sala dove ci sono gli addetti delle Ferrovie che siedono davanti a un avveniristico pannello sul quale è disegnata una parte della rete ferroviaria. Forse un tempo quell’aggeggio segnalava qualcosa, oggi al centro dello schermo campeggia un cartello su un foglio A4 «pannello fuori servizio».
Gli addetti la buttano sul ridere: «facevate meglio a prendere il bus per Napoli», sarà un linguaggio in codice perché gli habitué comprendono che bisogna trovare una alternativa e attrezzarsi presto.
Attrezzarsi significa raggiungere la stazione di Campi Flegrei dalla quale (chissà perché) i problemi di «perturbazione» spariscono. Donna Luisa chiama il figlio che l’aveva accompagnata alla stazione, gli chiede di «allungarsi» fino a Cavalleggeri, offre un passaggio ai più disperati.
In macchina c’è aria da gita scolastica. Tutti vogliono raccontare, tutti concordano sul fatto che situazioni del genere avvengono spessissimo, almeno due volte alla settimana, sostengono.
Alle undici e venti l’auto si ferma davanti alla stazione di Campi Flegrei. Saluti e ringraziamenti al figlio di donna Luisa e corsa verso i binari dove sembra che ci sia una metro pronta a partire. È vero. Dopo qualche minuto si parte in direzione Gianturco. A Mergellina la carrozza si affolla, i due ragazzi stranieri con i giganteschi zaini da campeggiatori non accennano a liberare i posti che hanno occupato con i bagagli.
Ci sarebbe l’aria condizionata ma i finestrini sono aperti. Un signore cerca conforto nella folla «se chiudiamo i finestrini ci rinfreschiamo con il condizionatore». Però molti vetri portano i segni scivolosi della saliva: qualcuno s’è divertito a sputarci sopra, nessuno ha il coraggio di toccarli, meglio morire di caldo.
A Montesanto nuovo vorticoso cambio di passeggeri. Sono più quelli che salgono di quelli che scendono. L’effetto-sardina è fastidioso, la mano sul portafogli è fissa per paura dei borseggiatori. Nel tunnel prima di arrivare a piazza Garibaldi il treno rallenta, poi si ferma. Solo chi non è abituato (il sottoscritto) si fa prendere dal panico, a tutti gli altri sembra normale rimanere bloccati lì sotto. Dopo quattro minuti si riparte, la gente commenta «è durato poco stavolta»: chissà abitualmente quanto dura quella sosta vietata ai claustrofobici.
A «Garibaldi» il treno si svuota quasi del tutto. Per l’ultimo tratto è disponibile anche un sediolino lurido e umidiccio. L’arrivo a Gianturco avviene esattamente alle 11,58: un’ora e mezza dopo l’ingresso nella stazione di Pozzuoli. Il Frecciarossa collega Napoli con Roma in un’ora e dieci minuti, il lettore Luigi C. aveva ragione.