Scandalo slot machine, scontati 96 miliardi di euro. Il governo li recuperi per il welfare
di Barbara Benedettelli
98 MILIARDI di euro equivalgono a ben 5 manovre economiche.
Sono i soldi che alcune concessionarie di slot machine avrebbero dovuto allo
Stato secondo la condanna di primo grado. Di quei 98 MILIARDI (lo scrivo
maiuscolo perchè sia chiaro che non sono milioni) ne abbiamo recuperati 25.
Gli altri 96, che potrebbero impedire i tagli al welfare, che potrebbero
diminuire i costi del lavoro e creare occupazione, che potrebbero essere dati
al volontariato per sostenerlo nella fondamentale opera sociale, che potrebbero
evitare tagli lineari alla sanità, che potrebbero permettere incentivi per gli
insegnanti, che potrebbero andare all’università per abbassare le rette, alla
ricerca delle energie alternative, che potrebbero impedire i tagli alle forze
dell’ordine e quindi alla sicurezza dei cittadini, che avrebbero potuto
impedire di portare l’IVA al 21% e il rialzo che arriverà, che avrebbero potuto
impedire l’IMU sulla prima casa ecc., gli altri 96 sono stati SCONTATI!
Quei NOVANTASEI MILIARDI DI EURO mancati che potrebbero perfino abbassare parte
del nostro debito pubblico, non li ha recuperati neanche un governo che parla
ogni istante di rigore, che chiede ai cittadini lacrime e sangue, che taglia da
una parte, quella essenziale per la persona, e aumenta dall’altra i costi della
vita rendendoci tutti un po’ più poveri, insomma: tutti uguali nella povertà,
niente più classi intermedie. Solo i “poveri” (la maggioranza) da una
parte e i ricchissimi (pochi) dall’altra. Situazione che mi ricorda regimi che
spero non tornino mai.
Prima del 2002 le slot machine (o videopoker) erano illegali e facevano gola
alla criminalità organizzata che se l’è vista brutta quando lo Stato ha
giustamente deciso di regolarizzare il settore. Lo ha fatto obbligando i
gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo della
Sogei, società di Information and Communication Technology del Ministero
dell’Economia e delle Finanze. In questo modo non può sfuggire nessuna giocata
al controllo e l’entrata delle tasse è garantita. Ma a quanto pare le società
non hanno provveduto. Di chi è la colpa? Questo è uno dei temi del procedimento
a loro carico. Di certo il mancato allacciamento ha permesso loro di
risparmiare, e molto, sulle tasse. Possiamo chiamarla evasione fiscale? Le società
concessionarie, a leggere la sentenza, si erano impegnate perché tutto
funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre
ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite
“inadempienze contrattuali”. C’è poi il caso del colonnello Umberto Rapetto,
per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche,“dimessosi”
recentemente dopo l’appello, che ha suscitato non poche perplessità soprattutto
nel mondo di internet. Ci sarà un fondo di verità in quanto sostiene la rete?
Quei 98 MILIARDI sono quanto diverse concessionarie di slot machine sono state
condannate a pagare dalla sentenza di primo grado poi scontati del 96% in
appello e i 98 MILIARDI diventano 2 e mezzo. Rigore? Lacrime e sangue?
Moralità? Legalità? Guerra aperta all’evasione? O al pensionato al quale
l’INPS, per suo errore magari (e quindi il pensionato neanche dovrebbe pagare),
ha dato 10 euro in più e con cui ci si è comprato un filetto?
Le società incriminate sono:
Atlantis World Giocolegale limited, Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech
spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e
Codere spa che avrebbero “cagionato l’inefficace funzionamento del servizio
pubblico, nonché causato lo sperpero delle molteplici risorse finanziarie
pubbliche impiegate, nella prevenzione e nel contrasto del gioco illegale; per
il mancato avviamento della rete telematica; per il mancato completamento
dell’attivazione della rete; per il mancato inserimento in rete di molti apparecchi
installati; per il mancato rispetto dei livelli di servizio”.
La guerra all’evasione deve
essere in primis una guerra di fermezza, di certezza della pena, anche lì, di
annullamento degli sconti fiscali che anche culturalmente permettono il perpetrarsi
di comportamenti illegali. Deve essere una “guerra” per
l’uguaglianza: niente sconti al piccolo evasore verso il quale si procede
subito al pignoramento dei beni? A maggior ragione niente sconti al grande
evasore, e se proprio dobbiamo stare ai principi costituzionali, il grande
evasore dovrebbe pagare perfino di più mentre il piccolo potrebbe essere, in
casi di provata indigenza, sostenuto. É, per di più, in questo caso, gioco
d’azzardo, anche se “legale”, e può provocare in alcune persone una dipendenza
pari alla peggiore delle droghe. La ludopatia è una malattia grave. La
fermezza, la severità, la forza della legge devono dunque essere perfino
maggiori. Invece no.
Lo Stato, con le sue leggi che lo permettono, regala ben 96 MILIARDI DI EURO a
chi per distrazione, per superficialità o per atteggiamento più o meno
velatamente illegale (non chiamiamola furbizia), li ha sostanzialmente esso
stesso rubati ai cittadini. Poi a quegli stessi cittadini chiede tutto il
denaro che hanno, raccontando che il paese può crescere, che l’economia può
ripartire, che la disoccupazione può calare, che l’illegalità generalizzata
deve sparire. Eppure è alimentata proprio dalla mancanza di severità verso chi
non rispetta la legge, e l’aggira. Il principio di responsabilità soltanto ci
può salvare e dovrebbe essere al primo posto nella nostra Costituzione. Un
altro problema da risolvere, al più presto, è quello relativo al conflitto
d’interessi, che, al di là di Berlusconi a cui è sempre e solo stato riferito,
riguarda molti molti altri. Un esempio banale: si sa, da tempo sono vicina ai
familiari delle Vittime della strada. Vi siete mai chiesti perché non si riesce
a rendere le pene certe in questo settore? Semplice e inquietante. Perché in
parlamento e in Commissione giustizia ci sono deputati che esercitano la
professione di avvocato penalista. Le leggi possono dunque essere imparziali?
Tutte le leggi votate in Commissione Giustizia possono essere certe? Ce la
prendiamo sempre con i magistrati, ma le colpe della mancanza di certezza della
pena non sono sempre e solo loro. Sono invece, spesso, del legislatore che non
dovrebbe svolgere altra professione se non quella di parlamentare.
Ma torniamo ai 96 MILIARDI
MANCATI. Da un governo tecnico ci aspettiamo ora, alla fine del mandato, una
puntata di piedi per restituire agli italiani ciò che è stato tolto loro,
recuperando tutti o molta parte di quei soldi. Ci si aspetta che siano cambiate
leggi sempre meno leggi e sempre più “consigli per gli acquisti” che
però gli italiani non possono fare, tartassati e schiacciati nei diritti
fondamentali quali il lavoro,la salute, la dignità.
Di miliardi da recuperare dalle
frodi e dall’evasione, e già scoperti da bravi investigatori della finanza, ce
ne sono. Vediamo che fine fanno, per esempio, i soldi che derivano dalla maxi
frode che coinvolge “47 imprenditori e professionisti di tutta Italia
denunciati dalla Guardia di finanza di Pescara. Una forde fiscale
internazionale, attuata mediante società fittizie e trust con sede nel paradiso
fiscale di Madeira. In ballo ci sono altri 36 MILIONI QUESTA VOLTA di euro, ma
i nomi degli imputati sono noti a livello nazionale e operano nei più disparati
settori. Vediamo se anche questa volta tutto viene messo a tacere per evitare
meno soldi ai partiti, meno pubblicità ai media, meno favori, o se invece
prevale il rigor mortis montiano.